da "Il Sole-24 Ore" MOBILITÀ SOSTENIBILE
Auto elettrica, l'Italia ci pensa (ma non abbastanza)
Tra le varie iniziative in campo, l'Enel evidenzia il principale punto debole: per le reti di ricarica si è fatto troppo poco
04 Febbraio 2011
Ci sono delle proposte di legge in proposito (di Andrea Lulli del Pd e Agostino Ghiglia del Pdl) con varie audizioni in corso, ci sono gli interventi dell’Autorità per l’energia che ha semplificato alcune norme (si potrà installare un secondo contatore privato per ricaricare le auto, per esempio), oltre naturalmente ai piani dei costruttori come Renault e ai progetti pilota avviati nelle principali città italiane come Milano. Tuttavia, siamo ancora lontani dall’aver creato una rete diffusa di stazioni di ricarica, le colonnine dove fare il pieno di elettricità nei luoghi pubblici, iniziando dalle aree urbane. L’autonomia delle batterie rimane il principale ostacolo, tecnico e psicologico, all’acquisto di un’auto elettrica.
Secondo il direttore Ingegneria e innovazione di Enel, Livio Vido, ascoltato dalla commissione Attività produttive della Camera, bisogna pensare a un’infrastruttura capillare di punti di ricarica pubblici e privati, integrati nella rete elettrica esistente, con uno standard definito per gestire tutte le operazioni sulle colonnine (ricariche, pagamenti). La chiave del successo della mobilità elettrica, come affermato anche dall’Aeeg in recenti delibere, passa per un mercato libero e competitivo, con diverse offerte di compagnie energetiche come già avviene per i consumi domestici. Incentivi all’acquisto, flotte aziendali pubbliche e private di mezzi ecologici, norme chiare e omogenee su tutto il territorio nazionale, standard tecnici condivisi tra i vari operatori: questi gli altri ingredienti indispensabili per sbloccare l’auto elettrica dall’impasse in cui si trova in Italia.
Un gran vero peccato non dotarsi di una politica di coordinamento nazionale. Un peccato che pagheremo come Paese in termini di ricchezza disponibile, sostenibilità e salute pubblica, per mantenere lo statu quo di chi ci vuole convincere che va tutto bene o di chi ci porta "energia lavorando in 70 paesi". L'energia necessaria, dopo un necessario l'efficentamento e l'elettrificazione delle attività, è già disponibile in Italia: serve metterla in una rete intelligente, con una nuova logica flessibile di generazione diffusa e inversione dei flussi, che oggi ancora manca. Questa è la vera "innovazione"!
Nel 2008 e 2009 la recessione economica in Regno Unito ha fatto diminuire le emissioni inquinanti e climalteranti, ma non è stata dovuta ad una maggiore efficienza: la buona notizia vera è che il governo del Regno Unito e le aziende possano prendere vantaggio dagli eventi economici negativi riguardo i loro obiettivi circa la riduzione delle emissioni del 35 per cento entro il 2020, per mettere in programma piani più aggressivi per raggiungere obiettivi più importanti in modo più facile e probabilmente prima del previsto. La risposta quindi esiste, va solo trovata.
Non applicare in Italia il principio europeo di "Chi meno inquina, meno paga" e quello strettamente collegato di "Chi è meno efficiente, più paga" solo per far star in piedi un apparato ipertrofico composto da un sistema industriale decotto e inefficiente e da uno Stato centrale disimpegnato ed Enti territoriali disfunzionali... è un tagliarsi fuori dallo sviluppo industriale del Ventunesimo secolo.
Riconversione energetica ed industriale e riallocazione di risorse devono essere le parole chiave da applicare: diversamente, ci condanniamo come stiamo facendo ad usare ancora la poco pratica lampada a petrolio quando c'è già il led ad alta intensità che consuma un decimo dell'energia rispetto ad una lampadina. Ci stiamo condannando ad un pericoloso sottosviluppo fatto di fatale inquinamento (le nanopolveri da combustione e i vari ossidi) e pericolosa dipendenza. Ad un sottosviluppo incomprensibile come se nei primi anni del Novecento non si fosse passati dalla illuminazione pubblica a gas a quella elettrica. In quegli anni la municipalizzazione dei servizi pubblici e una visione avanzata dei servizi civici avviarono uno sviluppo urbano che ha permesso la modernizzazione del Paese e il miglioramento delle condizioni di vita medie di tutti.
Siamo ai primi veri anni del Ventunesimo secolo: impostiamolo bene e non rimaniamo indietro più di quando già siamo. Ci sono paesi che utilizzano profittevolmente la miglior ricerca di base applicata al mondo e creano nuovi prodotti. Noi qualche cosa abbiamo, ma non la facciamo crescere, non la facciamo diventare prodotti industriali, se non in rarissimi casi recenti.
Forse se una cabina nazionale di coordinamento, come sembra, non si dovesse attivare, beh forse converrebbe trovare un coordinamento delle realtà locali nelle municipalità consorziate che dal basso imporranno l'ormai necessario cambiamento, appunto, "dal basso" e orizzontale. Un coordinamento tecnico in Italia già c'è ed è sensibile e lavora in parallelo con gli organi comunitari.
Se, infine, ci sarà una nuova classe imprenditoriale derivata dai centri di ricerca, che utilizzi la chimica, i materiali nanostrutturati e l'elettronica, capace di sostituire quella precedente che ha vivacchiato un secolo essendo stata capace di passare dalla proprietà terriera, dall'agricoltura e zootecnia alla siderurgia e alla meccanica basata sulle combustioni, ci agganceremo al resto del mondo sviluppato già in movimento e ci salveremo, limitando al massimo milioni di miliardi di combustioni inefficienti che sono sembrate normali e innocue per troppo tempo e che si tenta ancora di farle sembrare moderne espressioni di raffinatezza tecnica.
E infatti...
LA STORIA (da La Repubblica)
Fasanenstrasse 87, Berlino
qui nascerà la casa del futuro
E' un appartamento che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma. Un sogno? Il governo federale ha deciso di investire in questo progetto da 2,5 a 3 milioni di euro. Ecco come funzionadal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - Casa, dolce casa. Il sogno dell'abitazione ideale è antico quanto l'umanità. Ma avere e pagare una casa, in proprietà o in fitto, costa, anche per il consumo dell'energia che in tutto il mondo scarseggia sempre di più. I tedeschi hanno trovato l'idea rivoluzionaria, e la sperimentano da quest'anno al numero 87 di Fasanenstrasse, nel centro bon ton di Berlino ovest. E' una casa che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma, compreso conto l'energia per l'auto elettrica che nel posto macchina attacchi alla spina e carichi per poi usarla. La carichi, appunto, con l'energia prodotta dalla casa.
I tedeschi una ne fanno e cento ne pensano, si dice da decenni e decenni nel mondo: da quando sotto il Kaiser e la Repubblica di Weimar la Germania contese agli Stati Uniti il ruolo di capitale mondiale dei brevetti tecnologici, e poi dopo la disfatta di Hitler dal 1919 con la Repubblica federale, la democrazia nata a Bonn inonda il mondo intero del suo export di qualità di auto, aerei, treni ad alta velocità, farmaceutica ed elettronica. L'ultima trovata geniale made in Germany però potrebbe cambiare in un futuro non lontanissimo il nostro vivere quotidiano.
Energie-Plus Haus, cioè tradotto in sostanza la casa che produce più energia di quanta non ne consumi, si chiama il progetto in cui il governo federale investirà da 2,5 a 3 milioni di euro. Il progetto è il vanto del ministro dei Trasporti Peter Ramsauer, cristiano-conservatore bavarese. La casa, una costruzione che offre all'interno 130 metri quadri calpestabili, è pensata e strutturata secondo i bisogni di una famiglia media: lei, lui e due figli. La conservazione del calore e la produzione di energia sono realizzati in modo ottimale: tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli fotovoltaici. Non è finita: una pompa per l'assorbimento del calore della terra fornisce riscaldamento ed energia, e tutti i materiali impiegati nella costruzione dell'edificio sono completamente riciclabili. E chi ti affitta o ti vende la casa ti consiglia anche quali elettrodomestici usare, per ottimizzare il consumo di energia.
Risultato: calcolando i consumi medi di energia di una famiglia-tipo, la casa può appunto produrre il doppio dell'energia che consuma. Per cui avanza energia più che a sufficienza per attaccare la spina dell'auto elettrica e farle il pieno ogni giorno od ogni notte a casa. Lo studio ingegneristico Werner Sobek, che ha vinto il concorso federale per il progetto di casa del futuro, è già in contatto con i grandi costruttori d'auto tedeschi per ottimizzare il pieno fatto in casa della electric car del futuro: il gigante Volkswagen, Bmw numero uno mondiale del premium, il rivale Mercedes ma anche Opel si stanno muovendo.
Adesso non resta che cercare la 'test-Familie', la famiglia sperimentale modello che volontariamente proverà a vivere per qualche tempo nella casa-prototipo di Fasanenstrasse. Riceverà un'auto elettrica gratis per l'uso quotidiano. E potrà, se vuole, avere in uso anche biciclette o motorini elettrici, per usare l'energia della casa perfetta. Resta da calcolare, e certo sarà decisivo per l'avvenire e la macroeconomia, quanto potrà costare comprare o prendere in fitto una casa del genere. Ma guai a farsi troppi pensieri quando si guarda al domani. Benvenuti a Fasanenstrasse numero 87, Berlino, Repubblica federale: il futuro è già cominciato.
I tedeschi una ne fanno e cento ne pensano, si dice da decenni e decenni nel mondo: da quando sotto il Kaiser e la Repubblica di Weimar la Germania contese agli Stati Uniti il ruolo di capitale mondiale dei brevetti tecnologici, e poi dopo la disfatta di Hitler dal 1919 con la Repubblica federale, la democrazia nata a Bonn inonda il mondo intero del suo export di qualità di auto, aerei, treni ad alta velocità, farmaceutica ed elettronica. L'ultima trovata geniale made in Germany però potrebbe cambiare in un futuro non lontanissimo il nostro vivere quotidiano.
Energie-Plus Haus, cioè tradotto in sostanza la casa che produce più energia di quanta non ne consumi, si chiama il progetto in cui il governo federale investirà da 2,5 a 3 milioni di euro. Il progetto è il vanto del ministro dei Trasporti Peter Ramsauer, cristiano-conservatore bavarese. La casa, una costruzione che offre all'interno 130 metri quadri calpestabili, è pensata e strutturata secondo i bisogni di una famiglia media: lei, lui e due figli. La conservazione del calore e la produzione di energia sono realizzati in modo ottimale: tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli fotovoltaici. Non è finita: una pompa per l'assorbimento del calore della terra fornisce riscaldamento ed energia, e tutti i materiali impiegati nella costruzione dell'edificio sono completamente riciclabili. E chi ti affitta o ti vende la casa ti consiglia anche quali elettrodomestici usare, per ottimizzare il consumo di energia.
Risultato: calcolando i consumi medi di energia di una famiglia-tipo, la casa può appunto produrre il doppio dell'energia che consuma. Per cui avanza energia più che a sufficienza per attaccare la spina dell'auto elettrica e farle il pieno ogni giorno od ogni notte a casa. Lo studio ingegneristico Werner Sobek, che ha vinto il concorso federale per il progetto di casa del futuro, è già in contatto con i grandi costruttori d'auto tedeschi per ottimizzare il pieno fatto in casa della electric car del futuro: il gigante Volkswagen, Bmw numero uno mondiale del premium, il rivale Mercedes ma anche Opel si stanno muovendo.
Adesso non resta che cercare la 'test-Familie', la famiglia sperimentale modello che volontariamente proverà a vivere per qualche tempo nella casa-prototipo di Fasanenstrasse. Riceverà un'auto elettrica gratis per l'uso quotidiano. E potrà, se vuole, avere in uso anche biciclette o motorini elettrici, per usare l'energia della casa perfetta. Resta da calcolare, e certo sarà decisivo per l'avvenire e la macroeconomia, quanto potrà costare comprare o prendere in fitto una casa del genere. Ma guai a farsi troppi pensieri quando si guarda al domani. Benvenuti a Fasanenstrasse numero 87, Berlino, Repubblica federale: il futuro è già cominciato.
(07 febbraio 2011)
NISSAN E MOBILICITY A PISA INSIEME TRA “INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ”: UN NODO IMPORTANTE DELLA RETE ITALIANA PER LA MOBILITA' ELETTRICA
Feb 11, 2011
Nissan Italia conferma la propria vocazione verso iniziative volte a promuovere la mobilità sostenibile. Questa volta l’idea viene dal Comune di Pisa che, dal 12 Gennaio al 28 Febbraio, negli spazi del centro espositivo di San Michele degli Scalzi, ha presentato le possibili soluzioni presenti e future per ridurre l’impatto ambientale, inaugurando una mostra dedicata all’innovazione e alla sostenibilità nelle politiche della mobilità.
Nissan LEAF, Auto dell’Anno 2011, è la risposta ideale ad entrambi i requisiti, simbolo concreto dello spirito di innovazione e di entusiasmo di guida. LEAF è una “family car” vera e propria, con zero emissioni allo scarico. Con questa proposta elettrica, innovativa e conveniente, Nissan rivoluziona l'intero settore automobilistico e lo stile di vita degli automobilisti di tutto il mondo, introducendo un sistema di mobilità sostenibile.
In occasione del convegno svoltosi oggi a Pisa, dal titolo “Pisa – Capitale della Mobilità Elettrica”, la casa giapponese ha potuto approfondire e condividere le strategie messe in atto per la realizzazione della mobilità sostenibile ed illustrare, inoltre, le eventuali opportunità di adozione di Nissan LEAF nell’ambito di alcuni assi di sviluppo della mobilità elettrica: es. car sharing, flotte aziendali, ecc.
Presenti al convegno, tra gli altri, Marco Filippeschi, Sindaco di Pisa, Anna Rita Bramerini, Assessore all’Ambiente della Regione Toscana, David Gay, Assessore alla Mobilità del Comune di Pisa, Andrea Zara, Responsabile Progetti Pilota Mobilità elettrica ENEL, Pierangelo Terreni, Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, Fabio Orecchini, Responsabile GRA Gruppo Ricerca Automotive – CIRPS Univ. Di Roma “La Sapienza” e Giuseppe George Alesci, Direttore Comunicazione Nissan Italia.
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