Le ultime news di Quotidiano Energia

Visualizzazione post con etichetta AEEG. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta AEEG. Mostra tutti i post

giovedì 10 maggio 2012

L'AEEG ha illustrato la memoria sulle infrastrutture di ricarica su suolo pubblico per i veicoli elettrici

Veicoli elettrici, Autorità per l'energia: i costi non ricadano in bolletta 
“Servono normative a prova di futuro”: responsabilizzare il distributore sul rischio tecnologico e no a costi in bolletta.

I costi per gli incentivi alla realizzazione di infrastrutture di ricarica per le auto elettriche non devono ricadere sulla bolletta elettrica ma, solamente sui nuovi consumatori elettrici mobili; inoltre, se si sceglierà di perseguire il modello distributore (cioè affidare la costruzione e la gestione delle colonnine alle imprese di distribuzione dell'energia elettrica), sarà necessario garantire la separazione almeno contabile tra le attività  quella relativa ai sistemi di ricarica e quella di distribuzione dell'elettricità  garantendo inoltre l'accesso alle colonnine a tutti i venditori di energia che ne facciano richiesta; infine, bisognerà fare in modo che gli investimenti in sistemi di ricarica diffusi non si trasformino in investimenti stranded, ossia non recuperabili, escludendo la possibilità di copertura di tali costi attraverso le tariffe elettriche, in caso di rapida obsolescenza. Queste le osservazioni espresse dall'Autorità per l'energia in occasione dell'audizione, svoltasi ieri presso la commissione VIII Ambiente della Camera (pagina dei resoconti delle audizioni presso le commissioni), sul disegno di legge "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani", che contiene, all'articolo 6, gli incentivi alla realizzazione delle infrastrutture di ricarica delle auto elettriche.

In generale l'Autorità ha chiesto che la legislazione in materia, visto il rapido sviluppo tecnologico atteso, sia ispirata alla logica della sunset rule, ovvero che includa termini o tempistiche per una revisione e che, in generale, contenga elementi di flessibilità e gradualità.

Quanto agli scenari di sviluppo, l'Autorità sottolinea che entro due-tre anni potrebbero essere disponibili veicoli equipaggiati con batterie da 24-36 kWh e autonomia compresa tra 150-250 km, ricaricabili rapidamente e completamente in meno di un'ora. Inoltre, si legge ancora nella memoria depositata, il costo degli apparati di ricarica rapida è in forte diminuzione, con costi a partire da 10.000 euro circa (connessione esclusa), mentre solo due anni fa avevano un prezzo oscillante fra i 20.000 e i 30.000 euro circa. Quanto alle batterie delle auto, il salto tecnologico ai materiali nanostrutturati che consentiranno autonomie di varie centinaia di chilometri potrebbe tradursi in realtà, e quindi con la necessità di vere e proprie stazioni di servizio lungo con notevole storage elettrico e punti di erogazione con potenze attorno al megawatt, anche da un punto di vista commerciale, secondo la più accreditata letteratura tecnico-scientifica, a partire indicativamente dal 2020.

“Data l’importanza della mobilità elettrica per lo sviluppo del nostro Paese, in un contesto di rilevanti cambiamenti tecnologici, dovrebbero essere privilegiate soluzioni normative aperte e flessibili – a prova di futuro –, idonee a favorire lo sviluppo concorrenziale dei mercati, nonché adeguatamente sperimentate e in grado di adattarsi alle evoluzioni tecnologiche in atto ed alle best practice gestionali individuate a livello nazionale ed europeo”. E’ quanto ha sostenuto l’Autorità per l’Energia nel corso dell’audizione di ieri in commissione Ambiente della Camera sul Ddl spazi verdi urbani che contiene norme per facilitare la realizzazione su suolo pubblico e aree private di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici.

Per il regolatore “ogni intervento normativo in materia dovrebbe ispirarsi alla logica della sunset rule, espressione con cui si è soliti indicare normative che già recano in sé termini o tempistiche per una loro revisione”.

Bisogna pertanto introdurre elementi di “flessibilità e gradualità”, soprattutto se il legislatore intendesse dare impulso immediato al “modello distributore” prefigurato nel Ddl, affidando appunto alle società di distribuzione il compito di installare, secondo criteri di programmazione stabiliti dell’Autorità, impianti di ricarica diffusi.

Per il regolatore l’opzione per il “modello distributore” dovrebbe configurarsi in maniera tale “da prevedere elementi di gradualità, che nella fase iniziale privilegino lo sviluppo concentrato delle infrastrutture di ricarica nelle aree con più alto potenziale di utilizzo (una sorta di ampliamento, su larga scala, dei progetti pilota), piuttosto che un’infrastrutturazione estensiva, maggiormente esposta al rischio di trasformarsi in un costo stranded”.

Occorre poi evitare che si creino “sussidi incrociati tra l’attività di distribuzione di energia elettrica e l’attività di realizzazione e gestione dei sistemi di ricarica e va responsabilizzata l'impresa di distribuzione locale rispetto al rischio tecnologico, escludendo espressamente che la tariffa elettrica possa essere utilizzata per coprire eventuali costi di ricarica divenuti irrecuperabili per obsolescenza”.

Bisogna infine garantire la compatibilità delle infrastrutture di ricarica realizzate dal distributore “con la logica dell’accesso non discriminatorio a tutti venditori di energia elettrica, in prospettiva pro-competitiva”.


Il documento
Osservazioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas al disegno di legge AC 3465-4290-B recante “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”

venerdì 4 febbraio 2011

Auto elettrica, l'Italia ci pensa (ma non abbastanza): manca una regia nazionale

Questo articolo fa molto riflettere, ma non scuote le sensibilità di chi colpevolmente non fa o si sottrae. A seguire il commento.


da "Il Sole-24 OreMOBILITÀ SOSTENIBILE
Auto elettrica, l'Italia ci pensa (ma non abbastanza)
Tra le varie iniziative in campo, l'Enel evidenzia il principale punto debole: per le reti di ricarica si è fatto troppo poco
04 Febbraio 2011


L’Italia s’interroga sul futuro dell’auto elettrica. In ballo c’è la riduzione della CO2 ma anche il giro d’affari sempre più consistente che ruota intorno alla mobilità sostenibile, con molte case automobilistiche impegnate in progetti e investimenti in questo settore. Ma il nostro Paese è rimasto indietro; ne è prova che alcuni modelli totalmente elettrici, come la Nissan Leaf, non sono ancora stati lanciati sul nostro mercato, diversamente da altri Paesi come Giappone e Stati Uniti. Quanti veicoli ecologici circoleranno sulle strade italiane nei prossimi anni? Le stime dell’Enel oscillano parecchio, tra 850mila e 3,8 milioni nel 2020, il 5-30% del totale, con solo 165mila vetture alimentate dalle batterie nel 2015. Difficile valutare l’attendibilità di queste cifre, perchè finora ben poco si è fatto per rispondere alle esigenze dei potenziali automobilisti ecologici.
Ci sono delle proposte di legge in proposito (di Andrea Lulli del Pd e Agostino Ghiglia del Pdl) con varie audizioni in corso, ci sono gli interventi dell’Autorità per l’energia che ha semplificato alcune norme (si potrà installare un secondo contatore privato per ricaricare le auto, per esempio), oltre naturalmente ai piani dei costruttori come Renault e ai progetti pilota avviati nelle principali città italiane come Milano. Tuttavia, siamo ancora lontani dall’aver creato una rete diffusa di stazioni di ricarica, le colonnine dove fare il pieno di elettricità nei luoghi pubblici, iniziando dalle aree urbane. L’autonomia delle batterie rimane il principale ostacolo, tecnico e psicologico, all’acquisto di un’auto elettrica.
Secondo il direttore Ingegneria e innovazione di Enel, Livio Vido, ascoltato dalla commissione Attività produttive della Camera, bisogna pensare a un’infrastruttura capillare di punti di ricarica pubblici e privati, integrati nella rete elettrica esistente, con uno standard definito per gestire tutte le operazioni sulle colonnine (ricariche, pagamenti). La chiave del successo della mobilità elettrica, come affermato anche dall’Aeeg in recenti delibere, passa per un mercato libero e competitivo, con diverse offerte di compagnie energetiche come già avviene per i consumi domestici. Incentivi all’acquisto, flotte aziendali pubbliche e private di mezzi ecologici, norme chiare e omogenee su tutto il territorio nazionale, standard tecnici condivisi tra i vari operatori: questi gli altri ingredienti indispensabili per sbloccare l’auto elettrica dall’impasse in cui si trova in Italia.


Un gran vero peccato non dotarsi di una politica di coordinamento nazionale. Un peccato che pagheremo come Paese in termini di ricchezza disponibile, sostenibilità e salute pubblica, per mantenere lo statu quo di chi ci vuole convincere che va tutto bene o di chi ci porta "energia lavorando in 70 paesi". L'energia necessaria, dopo un necessario l'efficentamento e l'elettrificazione delle attività, è già disponibile in Italia: serve metterla in una rete intelligente, con una nuova logica flessibile di generazione diffusa e inversione dei flussi, che oggi ancora manca. Questa è la vera "innovazione"!
Nel 2008 e 2009 la recessione economica in Regno Unito ha fatto diminuire le emissioni inquinanti e climalteranti, ma non è stata dovuta ad una maggiore efficienza: la buona notizia vera è che il governo del Regno Unito e le aziende possano prendere vantaggio dagli eventi economici negativi riguardo i loro obiettivi circa la riduzione delle emissioni del 35 per cento entro il 2020, per mettere in programma piani più aggressivi per raggiungere obiettivi più importanti in modo più facile  e probabilmente prima del previsto. La risposta quindi esiste, va solo trovata.
Non applicare in Italia il principio europeo di "Chi meno inquina, meno paga" e quello strettamente collegato di "Chi è meno efficiente, più paga" solo per far star in piedi un apparato ipertrofico composto da un sistema industriale decotto e inefficiente e da uno Stato centrale disimpegnato ed Enti territoriali disfunzionali... è un tagliarsi fuori dallo sviluppo industriale del Ventunesimo secolo.
Riconversione energetica ed industriale e riallocazione di risorse devono essere le parole chiave da applicare: diversamente, ci condanniamo come stiamo facendo ad usare ancora la poco pratica lampada a petrolio quando c'è già il led ad alta intensità che consuma un decimo dell'energia rispetto ad una lampadina. Ci stiamo condannando ad un pericoloso sottosviluppo fatto di fatale inquinamento (le nanopolveri da combustione e i vari ossidi) e pericolosa dipendenza. Ad un sottosviluppo incomprensibile come se nei primi anni del Novecento non si fosse passati dalla illuminazione pubblica a gas a quella elettrica. In quegli anni la municipalizzazione dei servizi pubblici e una visione avanzata dei servizi civici avviarono uno sviluppo urbano che ha permesso la modernizzazione del Paese e il miglioramento delle condizioni di vita medie di tutti.
Siamo ai primi veri anni del Ventunesimo secolo: impostiamolo bene e non rimaniamo indietro più di quando già siamo. Ci sono paesi che utilizzano profittevolmente la miglior ricerca di base applicata al mondo e creano nuovi prodotti. Noi qualche cosa abbiamo, ma non la facciamo crescere, non la facciamo diventare prodotti industriali, se non in rarissimi casi recenti.
Forse se una cabina nazionale di coordinamento, come sembra, non si dovesse attivare, beh forse converrebbe trovare un coordinamento delle realtà locali nelle municipalità consorziate che dal basso imporranno l'ormai necessario cambiamento, appunto, "dal basso" e orizzontale. Un coordinamento tecnico in Italia già c'è ed è sensibile e lavora in parallelo con gli organi comunitari.
Se, infine, ci sarà una nuova classe imprenditoriale derivata dai centri di ricerca, che utilizzi la chimica, i materiali nanostrutturati e l'elettronica, capace di sostituire quella precedente che ha vivacchiato un secolo essendo stata capace di passare dalla proprietà terriera, dall'agricoltura e zootecnia alla siderurgia e alla meccanica basata sulle combustioni, ci agganceremo al resto del mondo sviluppato già in movimento e ci salveremo, limitando al massimo milioni di miliardi di combustioni inefficienti che sono sembrate normali e innocue per troppo tempo e che si tenta ancora di farle sembrare moderne espressioni di raffinatezza tecnica.
Innovazione quindi, è la parola chiave, non spillare ancora energia a tassi insostenibili. Secondo un recente studio per fare le stesse cose che si fanno oggi, ma facendole meglio e con tecnologie più efficienti si risparmierebbe fino al 73% dell'energia oggi necessaria.


E infatti...


LA STORIA (da La Repubblica)

Fasanenstrasse 87, Berlino
qui nascerà la casa del futuro

E' un appartamento che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma. Un sogno? Il governo federale ha deciso di investire in questo progetto da 2,5 a 3 milioni di euro. Ecco come funzionadal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI

BERLINO  -  Casa, dolce casa. Il sogno dell'abitazione ideale è antico quanto l'umanità. Ma avere e pagare una casa, in proprietà o in fitto, costa, anche per il consumo dell'energia che in tutto il mondo scarseggia sempre di più. I tedeschi hanno trovato l'idea rivoluzionaria, e la sperimentano da quest'anno al numero 87 di Fasanenstrasse, nel centro bon ton di Berlino ovest. E' una casa che produce il doppio di energia rispetto a quella che consuma, compreso conto l'energia per l'auto elettrica che nel posto macchina attacchi alla spina e carichi per poi usarla. La carichi, appunto, con l'energia prodotta dalla casa.
  
I tedeschi una ne fanno e cento ne pensano, si dice da decenni e decenni nel mondo: da quando sotto il Kaiser e la Repubblica di Weimar la Germania contese agli Stati Uniti il ruolo di capitale mondiale dei brevetti tecnologici, e poi dopo la disfatta di Hitler dal 1919 con la Repubblica federale, la democrazia nata a Bonn inonda il mondo intero del suo export di qualità di auto, aerei, treni ad alta velocità, farmaceutica ed elettronica. L'ultima trovata geniale made in Germany però potrebbe cambiare in un futuro non lontanissimo il nostro vivere quotidiano.

Energie-Plus Haus, cioè tradotto in sostanza la casa che produce più energia di quanta non ne consumi, si chiama il progetto in cui il governo federale investirà da 2,5 a 3 milioni di euro. Il progetto è il vanto del ministro dei Trasporti Peter Ramsauer, cristiano-conservatore bavarese. La casa, una costruzione che offre all'interno 130 metri quadri calpestabili, è pensata e strutturata secondo i bisogni di una famiglia media: lei, lui e due figli. La conservazione del calore e la produzione di energia sono realizzati in modo ottimale: tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli fotovoltaici. Non è finita: una pompa per l'assorbimento del calore della terra fornisce riscaldamento ed energia, e tutti i materiali impiegati nella costruzione dell'edificio sono completamente riciclabili. E chi ti affitta o ti vende la casa ti consiglia anche quali elettrodomestici usare, per ottimizzare il consumo di energia.
  
Risultato: calcolando i consumi medi di energia di una famiglia-tipo, la casa può appunto produrre il doppio dell'energia che consuma. Per cui avanza energia più che a sufficienza per attaccare la spina dell'auto elettrica e farle il pieno ogni giorno od ogni notte a casa. Lo studio ingegneristico Werner Sobek, che ha vinto il concorso federale per il progetto di casa del futuro, è già in contatto con i grandi costruttori d'auto tedeschi per ottimizzare il pieno fatto in casa della electric car del futuro: il gigante Volkswagen, Bmw numero uno mondiale del premium, il rivale Mercedes ma anche Opel si stanno muovendo.

Adesso non resta che cercare la 'test-Familie', la famiglia sperimentale modello che volontariamente proverà a vivere per qualche tempo nella casa-prototipo di Fasanenstrasse. Riceverà un'auto elettrica gratis per l'uso quotidiano. E potrà, se vuole, avere in uso anche biciclette o motorini elettrici, per usare l'energia della casa perfetta. Resta da calcolare, e certo sarà decisivo per l'avvenire e la macroeconomia, quanto potrà costare comprare o prendere in fitto una casa del genere. Ma guai a farsi troppi pensieri quando si guarda al domani. Benvenuti a Fasanenstrasse numero 87, Berlino, Repubblica federale: il futuro è già cominciato.
   (07 febbraio 2011)







NISSAN E MOBILICITY A PISA INSIEME TRA “INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ”: UN NODO IMPORTANTE DELLA RETE ITALIANA PER LA MOBILITA' ELETTRICA

Feb 11, 2011 
Nissan Italia conferma la propria vocazione verso iniziative volte a promuovere la mobilità sostenibile. Questa volta l’idea viene dal Comune di Pisa che, dal 12 Gennaio al 28 Febbraio, negli spazi del centro espositivo di San Michele degli Scalzi, ha presentato le possibili soluzioni presenti e future per ridurre l’impatto ambientale, inaugurando una mostra dedicata all’innovazione alla sostenibilità nelle politiche della mobilità.
Nissan LEAF, Auto dell’Anno 2011, è la risposta ideale ad entrambi i requisiti, simbolo concreto dello spirito di innovazione e di entusiasmo di guida. LEAF è una “family car” vera e propria, con zero emissioni allo scarico. Con questa proposta elettrica, innovativa e conveniente, Nissan rivoluziona l'intero settore automobilistico e lo stile di vita degli automobilisti di tutto il mondo, introducendo un sistema di mobilità sostenibile.
In occasione del convegno svoltosi oggi a Pisa, dal titolo “Pisa – Capitale della Mobilità Elettrica”, la casa giapponese ha potuto approfondire e condividere le strategie messe in atto per la realizzazione della mobilità sostenibile ed illustrare, inoltre, le eventuali opportunità di adozione di Nissan LEAF nell’ambito di alcuni assi di sviluppo della mobilità elettrica: es. car sharing, flotte aziendali, ecc.
Presenti al convegno, tra gli altri, Marco Filippeschi, Sindaco di Pisa, Anna Rita Bramerini, Assessore all’Ambiente della Regione Toscana, David Gay, Assessore alla Mobilità del Comune di Pisa, Andrea Zara, Responsabile Progetti Pilota Mobilità elettrica ENEL, Pierangelo Terreni, Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, Fabio Orecchini, Responsabile GRA Gruppo Ricerca Automotive – CIRPS Univ. Di Roma “La Sapienza” e Giuseppe George Alesci, Direttore Comunicazione Nissan Italia.

venerdì 7 gennaio 2011

Infrastrutture di ricarica in Italia. Si muove l'Authority per l'energia. Ora ci sono le regole per fare tutte le tipologie di ricarica.


Mobilità elettrica: una nuova tariffa e sei progetti-pilota per ricaricare gli elettroveicoli in Italia

Introdotte nuove regole e agevolazioni a sostegno dello sviluppo di infrastrutture di ricarica.
I prezzi saranno applicati per tutti i servizi di rete destinati alla ricarica pubblica delle auto elettriche. L'Autorità per l'energia selezionerà a breve sei progetti pilota per l'utilizzo ottimale delle infrastrutture a cui fornire agevolazioni. È il primo intervento a livello regolatorio in Europa sulla mobilità elettrica.
È entrata in vigore da gennaio una nuova tariffa di rete riservata alla ricarica delle auto elettriche nei centri urbani ed in altri luoghi aperti al pubblico. Lo ha stabilito l'Autorità per l'energia elettrica e il gas che ha introdotto nuove regole a sostegno dello sviluppo di infrastrutture di ricarica a pagamento dei veicoli elettrici e previsto anche semplificazioni ed agevolazioni per la realizzazione di alcuni progetti mirati di sperimentazione che verranno selezionati entro il 30 aprile (ultimo termine per presentarli: 31 marzo 2011).
Le novità sono contenute in un provvedimento (delibera ARG/elt 242/10) che delinea, in particolare, una nuova tariffa, in vigore dal prima gennaio, per i servizi di rete destinati alla ricarica pubblica delle auto elettriche e stabilisce regole semplificate per la sperimentazione degli stessi servizi e criteri concorrenziali per la selezione di sei progetti pilota per la ricarica pubblica.  Queste sperimentazioni pilota, anche al fine dell'ottenimento delle agevolazioni, dovranno soddisfare requisiti di efficienza ed efficacia ben definiti e precisi impegni a pubblicizzare e condividere i risultati ottenuti.
Per quanto riguarda i prezzi dell'energia elettrica, anche per i veicoli elettrici, saranno frutto del confronto tra le diverse offerte in concorrenza sul mercato liberalizzato.
"Dopo il provvedimento che ha consentito di eliminare i vincoli normativi all'installazione di un secondo contatore per le ricariche private presso le utenze domestiche, la nuova delibera faciliterà anche soluzioni per le ricariche in luoghi aperti al pubblico. L'insieme dei due provvedimenti rappresenta un ulteriore, deciso contributo allo sviluppo della mobilità elettrica" (1) - ha sottolineato il Presidente dell'Autorità Alessandro Ortis.
"Le decisioni assunte sono coerenti con le iniziative già varate a sostegno dello sviluppo delle smart grids, per modernizzare e rendere più flessibili e intelligenti le reti di distribuzione elettrica. Questo tipo di sviluppo favorisce anche  l'utilizzo delle fonti rinnovabili e l'efficienza energetica, a beneficio dell'ambiente e dei consumatori finali" ha concluso Ortis.
L'Autorità italiana è fra i primi organismi di regolazione ad adottare provvedimenti nel solco delineato dalle recenti iniziative della Commissione europea (1) per la promozione della mobilità elettrica.
I sei progetti pilota verranno selezionati dall’Autorità entro il prossimo 30 aprile, sulla base della bontà delle tecnologie proposte e della loro valenza in termini di efficienza di servizio, ottimale utilizzo delle infrastrutture di ricarica e facilitazione della concorrenza. In concreto, per la selezione dei sei progetti pilota che potranno godere di specifiche agevolazioni (728 euro/anno per punto di ricarica fino al dicembre 2015), l’Autorità ha fissato alcuni criteri che riguardano: la rilevanza e la completezza del progetto in termini tecnologici; la minor onerosità per il sistema elettrico; la rilevanza delle informazioni che potranno essere rese disponibili al sistema elettrico; la minimizzazione degli oneri gestionali nei rapporti contrattuali dei vari soggetti attivi nell’ambito della sperimentazione; la capacità di garantire un servizio competitivo, concorrenziale e omogeneamente diffuso. I soggetti responsabili dei progetti pilota dovranno inoltre presentare alla Direzione Tariffe dell’Autorità un dettagliato rapporto semestrale ed una relazione finale delle attività svolte.
Le Direzioni Tariffe e Mercati dell’Autorità esamineranno le relazioni finali dei progetti pilota e formuleranno suggerimenti per la standardizzazione delle soluzioni sperimentate con successo e per la loro diffusione su più ampia scala. Le relazioni finali saranno rese pubbliche sul sito internet dell’Autorità, per permettere la diffusione delle esperienze e dei risultati. Il provvedimento ARG/elt 242/10 (disponibile sul sito www.autorita.energia.it) è frutto di una procedura di consultazione alla quale hanno liberamente partecipato numerosi soggetti fra cui associazioni ambientaliste, costruttori di apparati di gestione dei diversi tipi di sistemi di ricarica, imprese di vendita e distribuzione dell’energia di varia dimensione, società di consulenza e di ingegneria.

La differenza che fa sperare nello sviluppo del Paese.
Pare che l'Autorità voglia proprio fare la differenza in meglio. L'Autorità di regolazione italiana si è fatta carico ormai da più di un anno, del tema della mobilità elettrica e del suo sviluppo anche in Italia sicuramente  per contribuire a mettere in grado il Paese di crescere raccogliendo anche l’opportunità costituita dalla mobilità elettrica diffusa che è uno degli elementi per una crescita sostenibile ed efficiente, se messa a disposizione di tutti in modo agevole. Una luce essenziale e autorevole come lo è la CEI-CIVES (Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali) che ha calcolato in due miliardi di euro all’anno di risparmio con il 10% di veicoli elettrici. 
"Abbiamo stimato che, se entro il 2020 si arriverà all’obiettivo del 10% di auto elettriche circolanti, questo consentirebbe un risparmio per il nostro Paese di circa due miliardi di euro all’anno per la diminuzione di import di prodotti petroliferi, le minori emissioni di CO2 e la riduzione dei costi sanitari dovuti all’inquinamento", ha affermato l'ingegner Pietro Menga presidente della Cei-Cives. "Le premesse per un forte sviluppo ci sono tutte - ha proseguito Menga - la grande industria automobilistica si muove in questa direzione per rispettare gli impegni presi; i cittadini guardano con favore a una forma di trasporto più rispettosa dell’ambiente ed entro il 2012 si dovrebbe già giungere a una situazione in cui saranno pienamente disponibili tutti gli elementi per realizzare le infrastrutture di ricarica necessarie, come fa presumere anche il provvedimento dell'Autorità per l'energia. Nell’arco di dieci anni, in Europa circoleranno dieci milioni di auto elettriche e ibride e l’Italia, che fino a due anni fa era prima al mondo per numero di veicoli elettrici, sarà un mercato importante, in ogni caso. Già oggi, infatti, il 60% degli italiani avrebbe la possibilità di ricaricare le auto senza muoversi da casa: ad esempio, nei box. "Nella riduzione di emissioni di CO2 l’industria automobilistica è indietro del 40% rispetto ad altri settori, ma ora punta con decisione verso le elettrovetture con l’obiettivo di affiancarle ai veicoli tradizionali - ha proseguito Menga. "I costi? Tra cinque-sei anni, quando le grandi case automobilistiche inizieranno una produzione su più vasta scala, i prezzi saranno allineati a quelle delle auto tradizionali, con in più solo l’aggravio del costo in leasing delle batterie. Per favorire il mercato, anche in Italia bisognerebbe seguire la strada già intrapresa da undici Paesi europei: aumentare di 1.000 euro il prezzo delle auto tradizionali di grande cilindrata e peso e intrinsecamente maggiormente inquinanti a prescindere dalla classificazione d'omologazione, utilizzando poi gli introiti per incentivare l’acquisto di auto elettriche. Un risultato ottenibile, quindi, senza gravare sui conti dello Stato", ma dando il segnale di prezzo dove c'è meno efficienza in favore di uno sviluppo più efficiente e sostenibile che lascia libere risorse economiche importanti per fare altro sviluppo e fare la differenza.




1) Con la deliberazione ARG/elt 56/10, l'Autorità ha eliminato alcuni limiti normativi che non consentivano di ricaricare le batterie dei veicoli elettrici in luoghi privati, ovvero direttamente presso abitazioni, box e parcheggi condominiali o garage aziendali. Secondo una precedente normativa, infatti, ai consumatori domestici era vietato disporre di un duplice punto di fornitura elettrica nella stessa unità immobiliare, se non per alimentare pompe di calore. Poiché le batterie dei veicoli elettrici devono poter essere ricaricate anche a casa, la disponibilità di punti di ricarica è un fattore condizionante dello sviluppo della mobilità elettrica.

2) Piano SET del 7 ottobre 2009; la comunicazione "Una strategia europea per i veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico" del 28 aprile 2010; mandato agli organismi europei di normalizzazione CEN-CENELEC ed ETSI per predisporre una norma appropriata che promuova un sistema di ricarica intelligente a compatibilità transfrontaliera.