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venerdì 30 dicembre 2011

L'Italia si scrolla dalle spalle chi si isola e si organizza per la miglior mobilità elettrica


Anfia: convegno a Milano sull'auto elettrica
Infrastrutture, incentivi, normative e standard. Questi gli argomenti dell'incontro organizzato dall'Associazione della filiera italiana dell'auto


Si è tenuto a fine novembre nel capoluogo lombardo il convegno Veicoli elettrici: normativa e progetti industriali", organizzato dall'Anfia (Associazione nazionale filiera dell'industria automobilistica) in collaborazione con Confindustria Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche), CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) e CEI-CIVES (Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali a Batteria, Ibridi e a Celle a combustibile) e con la partecipazione di Antonio Tajani, vice-presidente della Commissione Europea.

AVANTI ANCHE SENZA CHI SI ISOLA - Si è trattato del secondo appuntamento sull'argomento dopo quello organizzato due anni fa, durante il quale venne indentificata l'esigenza di indirizzare le aziende della filiera verso l'adozione di standard tecnico-normativi precisi e di sistemi infrastrutturali condivisi. Benché il costruttore nazionale (che tra l'altro è recentemente uscito sia dal sistema confindustriale sia dall'Anfia) non dimostri al momento grande interesse per la mobilità elettrica "pura" (cioè, esclusivamente a batteria) e ciò costituisca certamente un freno per lo sviluppo della diffusione di questo tipo di veicoli in Italia, è indubbio che il nostro Paese non può evitare di adeguarsi ai dettami dell'Unione Europea, che entro il 2050 intende abbattere del 60% le emissioni di CO2 provenienti dai combustibili fossili e vietare la circolazione nei centri urbani ai veicoli non ecologici. In altre parole, il nostro Paese non potrà fare a meno di seguire la strada già intrapresa da altri, che oltre alla riduzione vera e proprio delle emissioni da ottenersi con il miglioramento dei motori a combustione interna, ritengono che al raggiungimento del risultato comunitario ripartito per i vari Paesi membri potrebbe contribuire in modo significativo proprio la diffusione dell'auto elettrica. In un certo senso, è sembrato che proprio l'annunciata defezione di un membro importante abbia consentito ad Anfia di affrontare il convegno con energie più fresche e meno vincolate,e quindi con più libertà di manovra nell'affrontare argomenti legati a un settore, quello della mobilità elettrica, sul quale finora ci si è dimostrati tiepidi.

VANTAGGI ANCHE PER L'ITALIA "PETROL-DIPENDENTE" - Secondo uno studio della Direzione Clima della Commissione Europea, la diffusione dei veicoli a batteria permetterebbe, al 2030, abbattimenti della CO2 dal 20 al 30% rispetto a quelle attuali e un suo aumento limitato al 5% se la domanda di mobilità, prevista in aumento, venisse soddisfatta con auto elettriche secondo i tassi di sviluppo previsti, senza poi considerare i vantaggi dal punto di vista dell'inquinamento acustico e della riduzione della dipendenza dalle forniture petrolifere. A questo proposito, è significativo considerare che i numeri citati sono ritenuti validi anche per un Paese come l'Italia che dal punto di vista della produzione di energia elettrica è fortemente dipendente dai combustibili fossili ed è al terzo posto in Europa, dopo Germania e Francia, per il loro consumo legato ai trasporti.

LA STANDARDIZZAZIONE È UN FATTORE CRUCIALE - In questo scenario, è logico che il convegno milanese si sia focalizzato sugli aspetti normativi presenti e futuri inerenti l'auto elettrica, compresi quelli relativi alla standardizzazione in chiave europea di prese, spine e componentistica. Tutti aspetti che, al di là del quadro normativo, costituiscono presupposti utili a dare un vero impulso al mercato di questi veicoli. Da qui, ne è derivata la focalizzazione sugli aspetti tecnologici, che non sono ovviamente legati al solo veicolo, ma alle infrastrutture che ne consentono l'utilizzo e quindi la diffusione. Durante il convegno, i rappresentanti di CEI e CEI-Cives hanno sottolineato che standard, tecnologie e normative devono anche coinvolgere l'aspetto della regolamentazione edilizi che consenta di portare a compimento un pregetto di "diritto alla presa" elettrica che costituisce una condizione imprescindibile all'affermazione dei veicoli a batteria.

L'IMPORTANZA DEGLI INCENTIVI... Tuttavia, è stato sottolineato che la disponibilità di infrastrutture adeguate non potrà essere considerato dagli utenti un fattore sufficiente a convicerli a passare dall'auto tradizionale a quella elettrica. Almeno nella fase inziale, ci vorranno altri strumenti governativi (incentivi economici) e locali (incoraggiamento all'uso) che l'automobilista dovrà percepire come motivi validi per passare all'elettrico.

...CHE PERÒ NON BASTERANNO - Le linee guida che l'Anfia ritiene necessarie per portare anche l'Italia sulla "strada elettrica" sono state individuate in un miglioramento/aumento della produzione di energia che privilegi le fonti rinnovabili, nello sviluppo delle infrastrutture di distribuzione, nella riduzione dei costi delle batterie e nell'aumento della loro capacità. Infine, è stata sottolineata la necessità di mantenere le accise gravanti sull'energia elettrica destinata all'autotrazione a un livello pari a quello esistente al momento sull'elettricità domestica per un periodo di almeno 10 anni, un tempo ritenuto sufficiente a permettere al mercato dell'auto a batteria di stabilizzarsi. Infine, non è mancato un accenno alla necessità di sviluppare le reti di assistenza specializzate in veicoli elettrici, che tuttora in Italia sono carenti, e di favorire tutto quanto occorre al riutilizzo e al riciclo delle batterie, incoraggiando la nascita di business specifici.

GLI STANDARD? PRIMA BISOGNA AVERLI - Il convegno di Milano si è chiuso con l'intervento del commissario Antonio Tajani il quale, dopo aver assicurato che la Commissione Europea sta lavorando in tutte le direzioni atte a favorire la diffusione della mobilità elettrica, interpellato sull'argomento specifico della comunicazione riguardante gli standard costruttivi e normativi (prese e spine), ha dichiarato che «prima di comunicarli è necessario averlii», facendo capire che sul loro raggiungimento a livello comunitario ci sono ancora alcune difficoltà da superare, a quanto pare dovute, più che alla parte "colonnina", a quella veicolare.

Cosa esiste oggi?
Lo stato dell’arte di quella che promette di essere una vera rivoluzione per la mobilità nei centri urbani, le prospettive concrete e gli ostacoli ancora sul cammino

La tecnologia, i tempi e la cultura degli automobilisti italiani mostrano la propria maturità per consentire alla mobilità a zero emissioni di affermarsi su larga scala.
L’auto elettrica è pronta per accendere il suo silenzioso motore e portare un’aria nuova e pulita nelle città. I primi modelli completamente elettrici cominciano a percorrere le nostre strade, le amministrazioni locali, seppur a “macchia di leopardo”, ne incoraggiano la circolazione (esentandole dal pagamento del bollo, aprendo le ztl e rendendo gratuiti i parcheggi blu) e in Parlamento si discutono le misure per incentivarne l’acquisto e l’utilizzo.
Ma qual è lo stato dell’arte di quella che promette di essere una vera rivoluzione per la mobilità nei centri urbani? Quali le prospettive concrete e gli ostacoli ancora sul cammino?
A queste domande ha voluto dare una risposta l’incontro “La mobilità elettrica è pronta al via” organizzato ieri a Milano, presso il Palazzo delle Stelline, da Panorama Economy in collaborazione con Renault.
Ne hanno discusso Pierfrancesco Maran, assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano e Verde del Comune di Milano, Jacques Bousquet, presidente di Renault Italia, Giuseppe Minoia, membro del Board e presidente onorario di GFK Eurisko e Marco Martina, Partner Deloitte.


Lo scenario della mobilità in Italia: qualità dell’aria e salute a rischio nelle grandi città
In Italia sono oltre 48 milioni i veicoli che circolano sulle strade, 15 milioni in più rispetto a 20 anni fa. Di questi, il 75%, circa 36 milioni, è rappresentato da autovetture private: un dato che fa dell’Italia uno dei Paesi con il più alto tasso di motorizzazione al mondo e che si traduce in un forte impatto sull’ambiente e sulla qualità dell’aria. Il settore dei trasporti è responsabile in Italia di circa 1/4 del totale delle emissioni in atmosfera di sostanze climalteranti.
Nello specifico, i trasporti sono responsabili a livello nazionale del 43% del monossido di carbonio, del 51,7% degli ossidi di azoto, del 23,5% del PM10 e del 54,7% del benzene emessi in atmosfera. La percentuale sale ancora se consideriamo soltanto le aree urbane dove si concentra il maggior numero di veicoli circolanti.
Basti pensare che auto, moto e veicoli commerciali sono responsabili del 50% delle polveri sottili di Roma o dell’84% degli ossidi di azoto di Napoli. (Fonte: Elaborazione Legambiente 2010 su dati Ispra).
Una situazione che si traduce in costi elevati e sanzioni UE per il nostro Paese. La multa per i continui sforamenti nelle emissioni di PM10 dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 milioni all’anno, superiore, secondo Legambiente, agli investimenti necessari per rendere operativo un piano nazionale di riduzione dell’inquinamento urbano, il cui costo sarebbe di 600 milioni l’anno.


A farne le spese è anche e soprattutto la salute.
Secondo dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 7 mila le morti premature provocate ogni anno dallo smog nelle sole Regioni del Nord Italia.
L’auto elettrica può essere la soluzione? In questo scenario l’auto elettrica può dare un grande contributo in termini di sostenibilità della mobilità urbana. Attualmente il 13,3% delle autovetture circolanti in Italia sono Euro 0, quindi prive di qualsiasi dispositivo anti-inquinante, mentre soltanto l’1% dispone di motorizzazioni Euro 5. In questo contesto anche la sola sostituzione con veicoli elettrici del 10% del parco circolante complessivo porterebbe un significativo miglioramento della qualità dell’aria con una riduzione annua di circa 3.600 tonnellate di PM10, 55.000 tonnellate di ossidi di azoto (NOx) e 470 tonnellate di benzene.
Un obiettivo che, grazie alle prestazioni del tutto simili a quelle dei veicoli tradizionali e a un’autonomia che ormai raggiunge i 160 km con una ricarica, sembra del tutto alla portata delle nuove auto elettriche in commercio o in via di commercializzazione: secondo dati CIVES, infatti, il 60% dei guidatori europei precorre meno di 30 km al giorno e più del 90% non supera i 100 km.

L’impegno di Renault nella diffusione di massa della mobilità elettrica: una gamma completa per tutte le esigenze e un business model innovativo
Prima fra le tutte le grandi aziende produttrici, Renault ha creduto con forza nella diffusione dell’auto elettrica su larga scala, investendo oltre 4 miliardi di euro dal 2008 e coinvolgendo nel progetto Zero Emission 2.000 persone in tutto il mondo. L’obiettivo è stato fin da subito rendere l’auto elettrica un’opzione disponibile e allettante per il più vasto target possibile: un concetto di auto elettrica “democratica”, destinata a una larga diffusione sul mercato e non un prodotto di nicchia o di apparenza.
Per questo Renault ha realizzato non una singola auto, ma un’intera gamma di veicoli elettrici, in grado di coprire tutte le esigenze di utilizzo privato e professionale in ambito urbano: dall’urban crosser Twizy alla berlina compatta Zoe, dalla berlina grande Fluence Z.E. alla furgonetta Kangoo Z.E. Vero fulcro dell’offerta commerciale Z.E. Renault è il business model basato sulla separazione della proprietà del veicolo dalla batteria (che invece verrà noleggiata) che consente di abbattere i costi dei veicoli rendendoli del tutto equiparabili ai loro omologhi con motore termico. Si tratta di un concetto innovativo che si pone l’obiettivo di superare uno degli ostacoli maggiori alla diffusione, finora, su larga scala dei veicoli elettrici, ossia l’elevato prezzo di acquisto (dovuto in buona parte al costo della batteria).
La mobilità elettrica Renault è pronta a diventare realtà anche grazie alla predisposizione di un’organizzazione di vendita ed assistenza presso l’intera rete di concessionarie Renault, e l’innovativa logica del “One Stop Shopping” , cioè la possibilità di risolvere presso la Rete Renault tutte le esigenze per accedere agevolmente alle infrastrutture di ricarica domestica e ad ogni servizio utile al cliente.
Sinergie per la creazione di un sistema a sostegno della mobilità elettrica - Renault basa il proprio obiettivo di sviluppo di massa della mobilità elettrica a zero emissioni sulla collaborazione con Governi, amministrazioni locali e società energetiche, che hanno tutti un ruolo determinante nel creare le condizioni strutturali, economiche ed operative di sviluppo della mobilità elettrica.
A tutt’oggi, l’Alleanza Renault-Nissan ha sottoscritto oltre 120 accordi, destinati a preparare i mercati e le infrastrutture per una commercializzazione di massa dei veicoli elettrici. Anche in Italia, Renault è impegnata nella collaborazione con le principali amministrazioni comunali e compagnie elettriche, nella prospettiva di realizzare progetti congiunti per la mobilità a zero emissioni, promuovere i veicoli elettrici e sviluppare le idonee infrastrutture.
In tale ambito, rientrano gli accordi sottoscritti da Renault con quattro fra i principali operatori energetici in Italia, Enel, Eni, Hera e A2A, ed il progetto pilota E-Moving in corso nelle città di Milano e Brescia.
Un impegno la cui bontà trova conferma anche dagli ultimi sondaggi di Deloitte e Gfk Eurisko sull’auto elettrica che evidenziano come il mercato sia pronto per l’affermazione della mobilità a zero emissioni (7 italiani su 10, secondo le due stime indipendenti, si dicono pronti a considerare l’acquisto di un’auto elettrica) a condizione che vengano predisposte in maniera capillare le infrastrutture di ricarica necessarie.

Una proposta di legge per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni
La consapevolezza della necessità di creare basi solide per lo sviluppo della mobilità sostenibile è sempre più avvertita dalle istituzioni centrali e locali.
Sulla scia di provvedimenti già elaborati in Paesi come Francia, Germania, Spagna, Usa, Giappone e Paesi Bassi che hanno già cominciato ad investire sullo sviluppo dell’auto elettrica, anche in Italia, una proposta di legge bi-partisan è in attesa di essere discussa in Parlamento. Fra gli interventi che verranno esaminati, misure per favorire la mobilità a zero emissioni attraverso la creazione di un’infrastruttura di ricarica sul territorio nazionale, incentivazioni all’acquisto di veicoli elettrici, agevolazioni fiscali.

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