martedì 5 luglio 2011

Ancora sulla mobilità urbana sostenibile: se serve l'automobile, che sia almeno elettrica, senza combustioni inefficienti

A Milano lucidamente verso la mobilità elettrica, lasciando da parte l'idrogeno, parola che abundat in ore stultorum
A Milano la mobilità sostenibile, dall'Ecopass all'auto elettrica

Con i referendum cittadini i milanesi hanno approvato la proposta di una mobilità più sostenibile, dando il loro sì anche all'Ecopass. Come cambiare i trasporti nelle città?
Con i referendum cittadini del 12-13 giugno i milanesi hanno approvato la proposta di una mobilità più sostenibile dando il loro sì anche a politiche come quella dell'Ecopass.
Il referendum cittadino ha visto una grossa partecipazione, come quelli nazionali. I quesiti erano cinque e vanno essere visti assieme: sono parte di un unico progetto per cambiare la città, e abbracciano dunque diversi aspetti: mobilità, energia, verde, acque e uso dello spazio urbano. Il primo quesito comprendeva appunto l'Ecopass. L'Ecopass è partito a Milano nel 2008 come progetto sperimentale e ha dato dei risultati sicuramente positivi: riduzione del traffico e delle emissioni - due terzi dei veicoli che erano tariffati all'inizio hanno smesso di circolare – e aumento del trasporto pubblico. Ma il quesito referendario non si limitava all'Ecopass, era un pacchetto sulla mobilità sostenibile, si è chiesto ai milanesi se vogliono un altro modo si muoversi in città: più trasporti pubblici anche la notte, più aree pedonali, più servizi innovativi come bike-sharing e car-sharing. Assieme a questo è stato proposto anche un sistema disincentivante per le auto, una congestion charge dato che, essendo il parco auto milanese ormai ripulito, il problema è quello di ridurre il traffico tout court. Si internalizza il costo sociale della mobilità privata e si introduce una tassa di scopo per potenziare gli altri sistemi di trasporto pubblico.
Ci sono alcune buone pratiche in particolare da replicare per rendere la mobilità milanese più sostenibile. Lo stesso sistema di tariffazione degli accessi esiste già in molte città come Londra o Stoccolma ed è suggerito dalle principali associazioni internazionali. Bike sharing e car sharing sono realtà funzionanti in città come Parigi. Le proposte dei referendum approvati tengono conto delle esperienze più avanzate a livello europeo, per collocare Milano come eccellenza in questo senso.
Il principio di far pagare i mezzi di trasporto privati per il traffico e l'inquinamento che provocano si sta affermando anche al di la delle realtà urbane, penso alla direttiva europea Eurovignette, che stabilisce pedaggi maggiorati per i mezzi pesanti sulla rete autostradale del continente. Questi sono strumenti economicamente e socialmente efficienti. Consentono di far pagare le esternalità negative e generano risorse per migliorare il sistema della mobilità: nel caso dell'Eurovignette, significa penalizzare il trasporto su gomma per trasferirlo su rotaia. Il punto di forza di queste misure è che danno risultati quasi da subito.
Per le politiche nazionali per migliorare la mobilità, il nodo va affrontato a partire dalle città. Poi l'altra grande direttrice è quella di spostare il trasporto dalla gomma al ferro, dove se si realizzano infrastrutture come le tratte ad alta velocità, non devono diminuire treni locali, usati dai pendolari che danno importanti benefici.
Le due cose non devono essere messe in alternativa. L'alta velocità è importante consente di avvicinare città apparentemente distanti: Milano ora dista solo un'ora da Torino, Bologna e in prospettiva anche da Venezia. Questo è assolutamente importante per una serie di relazioni economiche sociali. Non va tralasciato però il potenziamento del trasporto ferroviario anche per i pendolari, sulle brevi distanze.
Che ruolo potrà avere l'auto elettrica nella mobilità italiana dei prossimi anni?
Nei referendum milanesi è stato inserito il progetto di passare alle auto elettriche a partire dal car-sharing. Questa è la strada che sta seguendo anche Parigi con l'Autolib (con veicoli Bolloré Pininfarina). La mobilità elettrica può decollare solo se si punta su alcuni servizi che superino una certa barriera all'ingresso, come car-sharing o noleggio a lungo termine, passando dal possesso all'utilizzo. Al momento e finché non comincia in Europa la produzione di massa di veicoli elettrici (fra un paio d'anni) e quindi alla riduzione dei prezzi non è ipotizzabile subito a una diffusione spontanea delle auto elettriche tra i privati; poi arriverà la successiva generazione che soddisferà le esigenze di molti più automobilisti. Per questo per beneficiare da subito dei vantaggi della mobilità elettrica sarà meglio puntare inizialmente sull'auto in car sharing, sulla logistica sostenibile – e quindi furgoni elettrici che possono entrare nelle ZTL (o ZTE, zone a traffico elettrico) in modo esclusivo – su taxi elettrici, su flotte aziendali. In questo modo si crea una massa critica che comincia ad ampliare il mercato e ha anche un ruolo dimostrativo. Dopo questa fase potrà esserci una diffusione più di massa, ma servirà un investimento pubblico e da parte delle utility elettriche per creare le necessarie infrastrutture di ricarica.
Per chi ancora considera l'idrogeno deve prendere atto che l'auto elettrica è una direzione perseguibile da subito perché è pronta e sicura come tecnologia: cominciano ad esserci tempi di ricarica, velocità, autonomie adeguate. L'auto elettrica è pronta, mentre l'idrogeno è ancora in fase di sperimentazione, da più di quaranta anni.

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