martedì 28 giugno 2011

Una sorta di bilancio di metà anno per una strategia nazionale sull'auto elettrica


Dare spunti di opportuna innovazione è sempre positivo, ma se rimangono lettera morta non sono sufficienti per arrivare ad un sistema energetico sostenibile ed equilibrato. Se non si muove nulla, anche nell'opinione pubblica non specializzata, sarà la forza dei fatti a portarci al cambiamento, solo che in questo caso il passaggio sarà meno morbido rispetto a partire per tempo con i necessari e progressivi cambiamenti: l'elettrificazione dei trasporti su gomma è un passaggio fondamentale per diffondere l'utilizzo della piccola fonte rinnovabile ed efficienza energetica che poi è semplicemente risparmio di energia primaria.

da "il Sole-24 ore

Piano per mobilità sostenibile cercasi: ultima l'Italia

Altro che impatto. A zero, In Italia, c'è il piano nazionale sulla mobilità sostenibile. Mentre l'Autorità per l'energia si affanna con raccomandazioni ai parlamentari – al momento cadute nel vuoto - e l'Unrae (l'associazione che riunisce i costruttori automobilistici stranieri) strilla ai quattro venti la propria indignazione per la mancata azione governativa, l'unica attività istituzionale che si intravede all'orizzonte – la proposta dell'onorevole Agostino Ghiglia per gli incentivi all'acquisto delle auto elettriche - beccheggia pigramente nella laguna della burocrazia parlamentare senza grandi speranze di finanziamento.
E' così che le uniche iniziative degne di nota sono da ascrivere agli uomini e alle aziende di buona volontà, più che all'azione corale, ancorché in pubbliche amministrazioni: Milano, Brescia, Pisa, Parma in partnership con le coppie Renault Nissan – A2A e Mercedes – Enel su tutti. Esperienze a macchia di leopardo, le definisce Marco Martina, esperto automotive di Deloitte, "non il frutto di un organico progetto/modello di mobilità sostenibile sia in termini ecologici che di business".
Potrebbero anche bastare come premessa, non fosse che il tema della mobilità elettrica, e più in generale dell'abbattimento di consumi ed emissioni nei trasporti, campeggia fra i primi punti all'ordine del giorno in Europa. A cominciare dalla Germania che esibisce numeri imbarazzanti: 2 miliardi di euro l'impegno per lo sviluppo dell'auto elettrica che potrebbe voler dire un milione di autovetture a batterie circolanti entro il 2020, 5 milioni entro il 2030. Con i produttori tedeschi che si allargano a 17 miliardi di investimenti promettendo 20 mila nuovi posti di lavoro. E' il piano che fa saltare i nervi al direttore generale dell'Unrae Gianni Filipponi: "In Europa l'Italia spicca per la sua assenza ed ha una posizione divenuta sempre più difficile da comprendere."
A salvare l'onore tricolore – al momento – c'è per l'appunto l'Autorità per l'energia. In un'indagine conoscitiva sullo sviluppo della mobilità elettrica - dopo aver ricordato che è in un gioco una fetta importante della politica energetica, ambientale e industriale del Paese - tira la giacchetta alla commissione Trasporti e Attività Produttive della Camera e ipotizza (spera?) in alcuni ‘milioni di veicoli elettrici in Italia tra il 2015 e il 2020'. Per poi, ovviamente, concentrarsi sugli aspetti distributivi e tariffari.
Non riusciamo a guardare al di là del nostro naso: a livello nazionale sembra mancare la comprensione non solo delle opportunità legate allo sviluppo di una nuova filiera produttiva, di servizi ad alto valore aggiunto e dei relativi indotti, ma anche dell'urgenza di mettere sul piatto una riflessione di carattere culturale sulla mobilità del futuro, dove l'opzione elettrica costituirà un tassello fondamentale.



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