sabato 31 dicembre 2011

Sperimentare il risparmio di muoversi con un'auto elettrica: il simulatore di Enel Drive

Un'importante percentuale di emissioni di CO2 e polveri sottili da combustione è causata dal rapido sviluppo del trasporto stradale, ma la mobilità elettrica a emissioni zero sta già diventando una realtà che è parte sostanziale della risposta alle contraddizioni che ci affliggono. Il Pianeta ha bisogno del contributo di tutti noi: aiutiamoci.

Si può percorrere con il simulatore Enel DRIVE la strada che si fa ogni giorno fra una località e l'altra (ad esempio: fra Roma ed Aprilia, oppure fra Como e Milano) o si possono scegliere uno degli itinerari dimostrativi a Roma o Madrid. Si scopre quanto si possa risparmiare e fare bene all'ambiente urbano in cui viviamo con i nostri affetti più cari rispetto a muoversi con veicoli tradizionali a benzina, gasolio o GPL. La simulazione è calcolata rispetto alla media dei consumi e delle emissioni delle principali citycar (fonte dati: Quattroruote).

E' uno dei primi strumenti user friendly per toccare con mano cosa significa rinunciare a muoversi ad emissioni zero: vuol dire avere ancora monumenti e polmoni insultati e imbrattati, sprecare almeno 3 volte tanto denaro in più del necessario e caricarsi di tanto stress in più.



Altre notizie utili ai futuri automobilisti 100% elettrici su:
Cosa è un colonnina di ricarica e come si caratterizza?
In che modo si ricarica un’auto elettrica da una colonnina?
Chi può realizzare una colonnina?
Principali reti e gestori di colonnine elettriche esistenti nel paese
Modalità di pagamento della ricarica da colonnina
Costi della ricarica da colonnina pubblica
Quali sono le condizioni più convenienti per la ricarica pubblica?
...sono disponibili su questa pagina.

L'ennesimo premio per la Nissan LEAF: Car of the year Japan 2011-2012 con un margine abissale

Nissan LEAF vince il premio di Auto dell'Anno 2011-2012 in Giappone con un ampio margine su diverse reginette del mercato mondiale, europee incluse.

La Nissan LEAF, 100% elettrica, ha vinto il premio di Auto dell'Anno 2011-2012 in Giappone. Anzi, stravinto con 522 punti ridicolizzando le "vecchie" proposte a pistoni.

Il vincitore di Auto dell'Anno 2011-2012 in Giappone è stato annunciato al 42° Tokyo Motor Show con oltre 500 punti e dando un ampio gap al secondo classificato (con meno di un terzo dei punti), collezionando una serie impressionante di punteggi massimi (10 punti) dalla maggior parte dei giudici con quasi 350 punti di scarto dalla seconda classificata (questa la scala dei punteggi assegnati: 522, 174, 170, 134, 142, 106, 101, 90, 39, 22).

Giunto alla 32ma edizione questa è la prima volta, nella sua lunga storia, che il prestigioso premio di Auto dell'Anno 2011-2012 in Giappone viene assegnato ad un veicolo elettrico, come lo è stato per l'European Car of the year 2011 e World car of the year 2011.
Nissan LEAF è un veicolo a emissioni zero che non emette CO2, mentre è in movimento. Con batterie agli ioni di litio posizionate in modo ottimale, un motore elettrico ad alte prestazioni e con sistemi avanzati di controllo, Nissan LEAF raggiunge prestazioni di forte ed agevole accelerazione, silenziosità assoluta, eccezionale comfort di guida ed una superba stabilità e maneggevolezza. Le prestazioni di guida confortevoli e divertenti sono impreziosite da un sofisticato sistema l'informazione in tempo reale di bordo, con funzioni che possono essere attivate anche da remoto tramite uno smartphone o un personal computer.
Nissan LEAF sarà anche in grado di fornire elettricità alle case tramite le sue batterie agli ioni di litio ad alta capacità (con 24 kWh, oltre 2 giorni). Nissan LEAF offre un nuovo valore di mobilità in linea con la direzione globale verso una società sostenibile a emissioni zero, non solo come mezzo di trasporto, ma anche come una componente di infrastruttura sociale grazie alla sua capacità di immagazzinare energia elettrica.
"Abbiamo venduto 20.000 Nissan LEAF e anche mantenuto la nostra promessa di creare una mobilità a prezzi accessibili e ad emissioni zero su larga scala. Questo premio è tanto una vittoria per la Nissan come lo è per i nostri clienti", ha dichiarato il Presidente e CEO di Nissan Carlos Ghosn. "Tutti questi riconoscimenti dimostrano che i veicoli a emissioni zero sono alternative chiaramente competitive ai veicoli convenzionali" nella maggior parte degli usi.
Nissan LEAF è stata anche nominata vincitrice dei premi Auto dell’Anno 2012 RJC, conferito da Automotive Researchers’ & Journalists’ Conference in Giappone, oltre ad aver vinto altri importanti riconoscimenti come Auto dell’Anno 2011-2012 del Japan Automotive Hall of Fame, Auto dell’Anno 2011 in Europa e Auto dell’Anno 2011 nel Mondo.
Il titolo di Auto dell’Anno in Giappone è un altro riconoscimento del valore e dell’interesse della Nissan LEAF, che ha ricevuto elogi da parte dei clienti di tutto il mondo.

Sito della manifestazione: www.jcoty.org/

Nissan LEAF il 3 dicembre ha vinto il premio Auto giapponese dell'anno. Questo riconoscimento, il quarto quest'anno di rilevante importanza, è stato commentato dal Chief Operating Officer Toshiyuki Shiga  premio, come il primo arrivato per Nissan dalla stampa giapponese dai primi anni Novanta, e riflette il duro lavoro del personale e la crescente coscienza globale riguardo al muoversi a zero emissioni. "Credo che questa sia una grande sfida per Nissan: per contribuire ad una mobilità accessibile a emissioni zero", ha detto.

"Questo premio è come un primo passo. Sono così felice, così felice di ricevere questo titolo 2011-2012 Car of the Year Japan".
Circa 800.000 sono i visitatori attesi durante il salone fino all'11 dicembre mentre il test drive della LEAF sarà possibile per i visitatori della mostra su prenotazione.




Queste erano le 10 finaliste:


10 Best Car of the Year Japan 2011-2012 di 32 candidate.

Toyota Prius α
 Toyota Motor Corporation


Nissan Leaf
Nissan Motor Co.






Honda Fit Shuttle
Honda Motor Co.




Daihatsu Mira Ys
 Daihatsu Motor Co., Ltd.



Volkswagen Passat
 Volkswagen Group Giappone, Ltd.


BMW Serie 1
 BMW Japan Corp.

Mercedes-Benz Classe C
(berlina/station wagon)
 Mercedes-Benz Japan Co., Ltd.



Peugeot 508















Citroen Peugeot Japon Co.


Mazda Demio Active Sky
 Mazda Motor Corporation


Volvo S60/V60                                         
Volvo Cars Corporation





Viaggiare da Roma a Milano e viceversa ad emissioni zero e massima efficienza: treno + vettura elettrica


A dicembre è partito il servizio di noleggio a zero emissioni riservato ai clienti dei treni veloci a Roma e Milano
EcoRent è l’innovativa formula ecologica di noleggio a impatto ambientale zero per i clienti AV in arrivo a Roma e Milano pensata dalle due aziende per garantire un viaggio “treno + auto” all’insegna dell’ecosostenibilità
Dal 1° dicembre, grazie al servizio EcoRent messo a disposizione da Trenitalia e Maggiore Rent, i clienti dell’Alta Velocità in arrivo a Roma o Milano, possono muoversi responsabilmente anche all’interno delle due città. EcoRent è, infatti, l’innovativa formula ecologica di noleggio a impatto ambientale zero, pensata dalle due aziende per garantire un viaggio “treno + auto”, a totale trazione elettrica.
Con il patrocinio di Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Ambientali e del Verde Urbano e il sostegno tecnico di Peugeot, EcoRent si rivela indicato per tutti, dall’uomo d’affari al turista, fino ai giovani e alle famiglie ed è stato progettato per garantire il massimo comfort e rapidità nel servizio: il personale Maggiore consegna le chiavi del veicolo elettrico Peugeot iOn (autonomia di 130 chilometri) al cliente Trenitalia, direttamente ai binari di arrivo delle Frecce, trovandosi la vettura elettrica in parcheggi appositamente situati a ridosso della stazione Termini (via Marsala), mentre a Milano Centrale nelle adiacenze della Galleria delle Carrozze.
I viaggiatori delle Frecce che utilizzeranno EcoRent, potranno anche godere dei privilegi accordati alle auto elettriche come la circolazione nei giorni di blocco del traffico, il libero accesso nei centri storici e il parcheggio gratuito nelle strisce blu, ove previsto dalla normativa locale. Ampie e supercompetitive anche le tariffe che oscillano dalla formula oraria (8 euro) a quella settimanale (192 euro) passando per la giornaliera (48 euro), con pagamento presso l’agenzia Maggiore, mentre ulteriori sconti sono previsti in caso di prepagamento in fase di prenotazione. Tutte le tariffe sono comprensive di chilometraggio illimitato, prima ricarica, limitazione quote addebito danni e furto, oneri ferroviari, amministrativi ed automobilistici.

Il servizio di noleggio EcoRent è riservato a tutti i clienti delle Frecce di Trenitalia in arrivo a Roma o a Milano e determina l’accredito di doppi Punti Verdi ai titolari di Carta Freccia. E’ prenotabile dal 24 novembre via web (trenitalia.com oppure maggiore.it) o tramite Call Center, attraverso la linea telefonica dedicata 848 000 919, ed è disponibile dal 1° dicembre 2011.

Trenitalia, Maggiore Rent e Peugeot insieme per eco-mobilità.

Coinvolta la tratta ad alta velocità Milano-Roma e la casa automobilistica Peugeot: in che modo?
Il personale Maggiore consegnerà al cliente Trenitalia le chiavi dellaPeugeot iOn, il veicolo elettrico dall'autonomia di 130 km. Le vetture saranno infatti custodite nei parcheggi presso stazione Termini (via Marsala) e Milano Centrale (nei pressi della Galleria delle Carrozze).
In questo modo i viaggiatori potranno usufruire a noleggio delle auto ad impatto zero, funzionali specie nei giorni di blocco del traffico. Ma le auto sono vantaggiose anche per l'accesso alle Ztl e per il parcheggio gratuito nelle strisce blu.
Calcolando che chi affitta l'auto elettrica potrà anche godere delle agevolazioni per questo tipo di veicoli in città come quella di circolare nelle zone a traffico limitato o parcheggiare gratis nelle strisce blu è una gran bella opportunità non trovate? In effetti è il giusto riconoscimento o facilitazione per chi scegliere di muoversi ad impatto zero e zero petrolio.

Nanomateriali e supercapacitori: buffer dei miracoli in arrivo.

Secchi elettrici a nano materiali: questa è la killer application per la mobilità elettrica entro 5 anni.


Imballare l'energia in un pugno: 1) matrice di nanotubi 2) Isolante 3) Cariche positive 4) Cariche negative. I condensatori sono dei secchi elettrici che immagazzinano le cariche elettriche sulla superficie dei conduttori che sono separati da isolanti. Utilizzando nanotubi per i conduttori aumenta la superficie, così può essere immagazzinata più energia.


Gli ibridi rappresentano meno del 3 per cento delle vendite di veicoli-passeggeri negli Stati Uniti, in gran parte perché costano tanto. Costoso conto batterie per gran parte del premium price, ma Riccardo Signorelli si sta sviluppando ultracondensatori a buon mercato che potrebbero sostituirli. Ibridi basati sulla sua tecnologia potrebbe essere poco costoso abbastanza per iniziare a pagare per se stessi in un risparmio di carburante, dopo 1-2 anni. Gli ultracapacitori (o supercondensatori), sono secchi elettrici che immagazzinano cariche elettriche piuttosto che immagazzinare energia chimica, sono molto più durevoli rispetto alle batterie e funzionano bene quando fa freddo. Ma gli ultracapacitori convenzionali immagazzinano solo una quantità relativamente piccola di energia, quindi sarebbe costoso utilizzarli nelle quantità richieste per alimentare un veicolo. Riccardo Signorelli ha sviluppato nuovi materiali per ultracapacitori con l'uso di strati di nanotubi di carbonio per formare gli elettrodi con una grande superficie, triplicando la quantità di energia che ogni cellula in grado di immagazzinare. Nel 2008 ha fondato una società denominata FastCap per commercializzare la tecnologia (di cui attualmente è Amministratore Delegato), e ormai ha raccolto 7,6 milioni di dollari. L'azienda si è concentrata sulla riduzione del costo elevato dei nanotubi attraverso tecniche di produzione a buon mercato sulla base di quelle utilizzati nel settore delle celle solari. Tutto sommato, un ultracondensatore dovrebbe essere in grado di immagazzinare energia con meno della metà del costo per wattora della tecnologia attuale. Signorelli si aspetta che le vetture ibride con il suo ultracondensatore inizieranno ad apparire entro cinque anni (2016).






Per lo sviluppo delle fonti alternative, essenziali alla crescita sostenibile dell'umanità, il problema sta tutto lì, nell'immagazzinamento dell'energia. Abbiamo bisogno di materiali capaci di una densità energetica sempre maggiore e rapidi nel rilasciarla per il consumo. Solo così saremo in grado di rimpiazzare i combustibili fossili, capaci di contenere, a parità di volume, 35 volte l'energia immagazzinata in una batteria convenzionale e di rilasciarla istantaneamente con la combustione. Senza questo tassello fondamentale, tutte le tecnologie già mature, come l'eolico, il fotovoltaico o l'auto elettrica, rimarranno un fenomeno di nicchia e non riusciranno a far girare il motore del mondo.
Riccardo Signorelli, ricercatore italiano emigrato negli Stati Uniti, lavora da otto anni a questo snodo cruciale, da quando è arrivato al Mit di Boston. «Finalmente ora abbiamo un prodotto pronto per l'utilizzo industriale», annuncia a Nòva durante una visita a Milano, per partecipare al meeting della Camera di commercio su «Imprese oltre la crisi». Il suo prodotto è un oggetto piccolissimo, non più grande di una stilo: un ultracapacitore dotato di una densità di potenza eccezionale, grazie ai nanotubi di carbonio di cui è composto. «Il nostro ultracapacitore è 15-20 volte più potente degli altri comunemente in commercio e 20-40 volte più potente di una batteria tradizionale», spiega Signorelli. «Non riesce a contenere moltissima energia, ma può caricarsi e scaricarsi istantaneamente senza stress, quasi all'infinito, perché funziona in base a un principio fisico, non elettrochimico», precisa. In pratica, affiancato alle batterie già in uso nelle auto elettriche, questo cilindretto potrebbe farsi carico di tutte le variazioni improvvise di potenza, accelerazioni e frenate tipiche del traffico urbano stop-and-go, che stressano enormemente i dispositivi attuali e ne accorciano la vita ben al di sotto della durata media di un veicolo, calcolata in 14 anni. Questo è uno dei problemi fondamentali dell'auto elettrica: dato il costo della batteria, chi si azzarda a comperare un veicolo carissimo senza avere la garanzia che il cuore del sistema non muoia a metà strada?
Il dispositivo di Signorelli risolve questo problema a costi molto competitivi, quindi allunga la vita della batteria e ne riduce il prezzo. Infatti alcuni suoi concorrenti stanno già entrando nell'industria automobilistica: Daimler, Peugeot, ma soprattutto le compagnie cinesi più impegnate su grandi veicoli come gli autobus elettrici, già usano sistemi ibridi di questo tipo. «Per noi è uno sviluppo molto positivo, perché finora la maggiore resistenza del mercato derivava dal timore di complicare troppo i circuiti aggiungendo una componente nuova: è molto difficile far capire che questa componente non è un elemento di complicazione, ma di semplificazione del sistema» commenta Signorelli, con la sicurezza di avere in tasca un prodotto enormemente più avanzato degli altri, che costa la metà. «Per adesso lo stiamo testando per usi industriali, all'automotive non ci siamo ancora arrivati, perché lì le regole sulla sicurezza sono molto più rigorose e i collaudi lunghissimi», rileva Signorelli. «Ma presto ci arriveremo», prevede.

Fonte

Integrazione con una intervista a Signorelli sugli energy storage system a basso costo ed alta capacità con materiali nanostrutturati per veicoli a a trazione elettrica e fonti rinnovabili intermittenti.

venerdì 30 dicembre 2011

Infrastrutture di ricarica: vero problema?

Un'interessante serie di riflessioni su un'adeguata infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici



Ogni rivoluzione si accompagna alla contro-rivoluzione. In altre parole, qualsiasi cambiamento ha i suoi sostenitori e i suoi antagonisti. Nel settore (molto dibattuto) delle auto elettriche, i sostenitori dicono che sono il futuro della mobilità, mentre i detrattori sostengono che sono inutili e che non si affermeranno mai e che falliranno gli obiettivi di vendita. Gli uni e gli altri hanno ottime argomentazioni dalla loro parte e certo le utilizzano senza risparmio. Tra quelle sostenute dai nemici dei veicoli a batteria ve ne sono due che ricorrono con insistenza:


1) per consentire una vera diffusione delle auto elettriche è necessario avviare imponenti programmi per realizzare le infrastrutture di ricarica, disseminando le città e le strade di colonnine e di stazioni di rifornimento elettrico che avrebbero costi elevatissimi e che renderebbero antieconomiche le vetture così alimentate;
2) l'autonomia consentita dalle auto a batteria è troppo limitata e non c'è alcun motivo logico di acquistare un veicolo che ha un prezzo sensibilmente più elevato di uno a combustibili fossili di pari segmento e che in questo specifico aspetto offrirebbe prestazioni assolutamente inferiori.

I COSTI SAREBBERO SOSTENIBILI - Per quanto riguarda il primo punto, citiamo un interessante e corposo (circa 200 pagine) studio francese dello scorso aprile del quale non sono in molti conoscere i contenuti, visto che il documento è circolato quasi solo tra gli "addetti ai lavori". Il documento s'intitola "Livre Vert sur les infrastructures de recharge des véhicules decarbonés dans les collectivités" (Libro Verde sulle infrastrutture di ricarica pubbliche dei veicoli a emissioni zero) ed è stato preparato dal senatore Louis Nègre del dipartimento francese delle Alpi Marittime con il contributo di 13 grandi "collettività territoriali" transalpine (delle quali fanno parte, per esempio, le città di Nizza, Le Havre, Bordeaux, Rouen e Strasburgo con le loro aree circostanti). Lo studio ha calcolato quante risorse tecniche ed economiche occorrerebbero per creare le infrastrutture di ricarica necessarie a garantire la mobilità elettrica a una città tipo di 500 mila abitanti (per esempio, Rouen) partendo da uno scenario ragionevole che vedrebbe il parco circolante elettrico cittadino salire fino all'1,2% di quello complessivo (ipotizzato in 275 mila vetture) nel 2015 e al 5% nel 2020. In pratica, si tratterebbe di ricaricare 3.300 auto elettriche nel 2015 e 15 mila nel 2020. In questi anni, e con lo sviluppo del parco circolante elettrico ipotizzato, le stazioni di ricarica installate in una città come Rouen dovrebbero essere rispettivamente 250 e 400, così suddivise:
  • 90%, colonnine monofase da 3 kVA per la ricarica "normale", installate in luoghi privati, a casa o sul posto di lavoro;
  • 2/3%, colonnine monofase da 3 kVA per la ricarica "normale" installate in luoghi pubblici;
  • 5%: colonnine trifase con potenza di 22 kVA per la ricarica "accelerata", installate in luoghi pubblici come nodi di trasporto e in aree commerciali;
  • 2-3%: colonnine trifase con potenza di 43 kVA per la ricarica "rapida", installate in luoghi pubblici o privati.
Su queste basi, ed estrapolando i dati rapportandoli alle 13 municipalita che hanno collaborato al progetto, il Libro Verde ha calcolato che gli investimenti per installare le 26 mila colonnine necessarie nel 2015 sarebbero di 180 milioni di euro, che potrebbero scendere in base al prevedibile calo del prezzo unitario delle colonnine stesse conseguente alla loro progressiva diffusione. Un'ulteriore estrapolazione basata sulel necessità delle 25 più gradi minicipalità di Francia indicano 44 mila colonnine per un investimento di 300 milioni. Insomma, somme tutt'altro che proibitive, se spalmate in un certo numero di anni e su territori vastissimi e densamente popolati come quelli considerati.
L'AUTONOMIA È DAVVERO UN PROBLEMA? - Per quanto riguarda il secondo punto, cioè l'autonomia dei veicoli elettrici, è stato pubblicato più di uno studio che indica che la maggioranza degli automobilisti percorre quotidianamente poche decine di chilometri, il che indicherebbe che le autonomie consentite dalle batterie oggi più efficienti (senza contare quelli che verranno), intorno ai 150 km con un "pieno", sono più che sufficienti a soddisfare gran parte delle esigenze di mobilità dell'automobilista medio. Eppure, i sondaggi che spesso corredano gli stessi studi indicano anche che proprio la possibilità di rimanere a piedi con le batterie scariche è uno dei timori più diffusi tra gli automobilisti, a tal punto che è il principale ostacolo che frena, a detta degli interessati, la loro propensione ad acquistare un'auto elettrica. Com'è noto, l'Enel ha in corso un programma pilota insieme a Smart in base al quale la casa automobilistica ha messo a disposizione circa un centinaio di Smart a batteria per altrettanti clienti (paganti) di Firenze, Pisa e Roma, mentre Enel ha installato le colonnine di ricarica domestiche e si occupa della fornitura e della fatturazione della bolletta elettrica. Ovviamente, i contatori installati a casa dei clienti sono di tipo evoluto e permettono funzioni di rilevazione e di controllo dei consumi molto precise attraverso le quali si possono estrapolare statistiche di vario tipo. Una di quelle alle quali Enel (ma anche Smart) è più interessata riguarda proprio il monitoraggio delle abitudini di ricarica dei clienti. Ebbene, le statistiche indicano che dopo un periodo iniziale durante il quale i proprietari di Smart elettriche ricaricavano le vetture praticamente ogni notte, oggi ricorrono alla ricarica più o meno un paio di volte alla settimana. Quindi, presumibilmente, si sono accorti che il terrore di rimanere con le batterie scariche aveva in sé anche motivazioni irrazionali. Ora che l'irrazionalità s'è misurata con la realtà di ogni giorno, la frequenza delle ricariche s'è ridotta fino ad adeguarsi alle loro vere esigenze di mobilità, per soddisfare le quali la piccola Smart ha evidentemente un'autonomia sufficiente.
SOLUZIONE "PONTE"? - Ovviamente non ci sognamo nemmeno di sostenere che l'auto elettrica sarà la panacea che risolverà tutti i mali del mondo sul fronte della mobilità sostenibile. Tenendo conto di costi, autonomia, prestazioni e di ogni altro fattore che compone la difficile equazione la cui soluzione contiene quella del dilemma "elettriche sì, elettriche no", è molto probabile che i veicoli a batteria, saranno, ancora per anni, una nicchia riservata a chi necessita di un veicolo utile a soddisfare esigenze di mobilità molto particolari. Dopo l'avvento delle elettriche è altrettanto probabile che si affermeranno soluzioni di mobilità diverse e ancora più evolute. Insomma, la trazione elettrica potrebbe essere una soluzione intermedia, con una durata già tracciata e una morte già stabilita. Tuttavia, sia i fautori del "niente", sia quelli del "tutto" dovrebbero tener conto anche delle infinite vie di mezzo e per prevedere gli sviluppi dell'auto elettrica, più che ragionare in base a pregiudizi, dovrebbero tener conto di studi seri e concreti, che riportino numeri e dati precisi.
LA STORIA SI RIPETE E INSEGNA - Del resto, cent'anni fa le auto preferite da molti erano a batteria. Il pubblico femminile, per esempio, non digeriva le fumose "caffettiere" scoppiettanti con avviamento a manovella che richiedevano la forza fisica di uno chaffeur per essere messe in moto. Poi, nel 1913, l'ingegner Charles Kettering (il fondatore dell'odierna Delco, leader nella componentistica elettrica), installò su una Cadillac il primo motorino d'avviamento, un "prodigio" che decretò la fine della trazione a batteria e spianò la strada alle auto con motore a scoppio. Le quali, è bene ricordarlo, si affermarono nonostante gli immensi investimenti richiesti dalle infrastrutture necessarie che anche allora, guarda caso, erano costituite dalle stazioni per il rifornimento del carburante, così come oggi i punti di ricarica sono uno dei cardini intorno al quale ruota il "problema elettrico". Anche allora, nei confronti dell'oggetto "automobilie", ci furono i "dubbiosi" e i "contrari" per partito preso, e sappiamo tutti com'è andata a finire.

Mobilità elettrica e esternalità positive per la salute: una risposta veloce può essere il retrofit 100% elettrico o ibrido seriale

Permane purtroppo ancora alla fine di quest'anno, comunque importante, che ha visto il diffondersi di una consapevolezza sulla necessità di adottare una strategia per i veicoli elettrici anche in Italia, l'incertezza su cosa fare in modo corale a livello nazionale per cambiare di segno le esternalità negative derivanti dalla mobilità.


In Italia sono oltre 48 milioni i veicoli che circolano sulle strade, 15 milioni in più rispetto a 20 anni fa. Di questi, il 75%, circa 36 milioni, è rappresentato da autovetture private: un dato che fa dell’Italia uno dei Paesi con il più alto tasso di motorizzazione al mondo e che si traduce in un forte impatto sull’ambiente e sulla qualità dell’aria.
Il settore dei trasporti dipende infatti quasi totalmente dal consumo di prodotti petroliferi ed è responsabile in Italia di circa 1/4 del totale delle emissioni in atmosfera di sostanze climalteranti.
Nello specifico, i trasporti sono responsabili a livello nazionale del 43% del monossido di carbonio, del 51,7% degli ossidi di azoto, del 23,5% del PM10 e del 54,7% del benzene emessi in atmosfera. La percentuale sale ancora se consideriamo soltanto le aree urbane dove si concentra il maggior numero di veicoli circolanti. Basti pensare che auto, moto e veicoli commerciali sono responsabili del 50% delle polveri sottili di Roma o dell’84% degli ossidi di azoto di Napoli.
Una situazione che si traduce in costi elevatissimi in termini di sanzioni UE comminate al nostro Paese. La multa per i continui sforamenti nelle emissioni di PM10 dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 milioni all’anno, superiore, secondo Legambiente, agli investimenti necessari per rendere operativo un piano nazionale di riduzione dell’inquinamento urbano, il cui costo sarebbe di 600 milioni l’anno.
A farne le spese è anche e soprattutto la salute. Secondo i dati diffusi recentemente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 7 mila le morti premature provocate ogni anno dallo smog nelle sole Regioni del Nord Italia.
In questo scenario l’auto elettrica può dare un grande contributo in termini di sostenibilità della mobilità urbana. Attualmente il 13,3% delle autovetture circolanti in Italia sono Euro 0, quindi prive di qualsiasi dispositivo anti-inquinante, mentre soltanto l’1% dispone di motorizzazioni Euro 5. In questo contesto anche la sola sostituzione con veicoli elettrici del 10% del parco circolante complessivo porterebbe un significativo miglioramento della qualità dell’aria con unariduzione annua di circa 3.600 tonnellate di PM10, 55.000 tonnellate di ossidi di azoto (NOx) e 470 tonnellate di benzene.
Un obiettivo che, grazie alle prestazioni del tutto simili a quelle dei veicoli tradizionali e a un’autonomia che ormai supera i 160 km con una ricarica, sembra del tutto alla portata delle nuove auto elettriche in commercio o in via di commercializzazione: secondo dati CIVES, infatti, il 60% dei guidatori europei precorre meno di 30 km al giorno e più del 90% non supera i 100 km.
Ma il mercato è pronto? Sembrerebbe di sì. Secondo gli ultimi sondaggi di Deloitte e Gfk Eurisko, 7 italiani su 10 si dicono pronti a considerare l’acquisto di un’auto elettrica, a condizione, però, che vengano predisposte in maniera capillare leinfrastrutture di ricarica necessarie. Una conditio sine qua non di fondamentale importanza su cui molto si sta lavorando.


Un'alternativa possibile: il retrofit elettrico ibrido seriale per accelerare la migrazione verso la mobilità elettrica


Incentivi alla “riconversione” elettrica della mobilità a Bologna.


La mobilità di massa permessa dallo sviluppo delle automobili ha portato sicuramente grande giovamento al nostro benessere economico, minando tuttavia la vivibilità delle città e addirittura la nostra salute, rendendo l’aria pressoché irrespirabile.
Ci siamo adattati a vivere in sfere ambientali avvelenate perché implicitamente sappiamo bene che la soluzione sarebbe la riduzione della nostra mobilità, un deciso peggioramento del nostro stile di vita.
La situazione tuttavia insostenibile ha portato al moltiplicarsi delle giornate senz’auto in molte città, alla pedonalizzazione, alle targhe alterne e così via.
Ciò che serve, invece, è una rivoluzione sostenibile. In questo senso, oltre allo sviluppo urbanistico di piste ciclabili e aree pedonalizzate – per migliorare almeno la congestione del traffico – è sempre più necessario un intervento nella direzione di una sostituzione del parco auto attuale con veicoli elettrici non inquinanti.
Tale riconversione non solo farebbe da volano all’economia ma farebbe letteralmente rinascere le nostre città liberando l’aria dallo smog.
Se ancora non si vedono in giro colonnine per la ricarica elettrica (ma in realtà non è questo un reale problema...), molte case automobilistiche si stanno attrezzando per aggredire e dominare un mercato che non può attendere ancora a lungo. L’inevitabilità della riconversione elettrica è frenata probabilmente solamente da una certa inerzia della domanda e di una mancanza di intraprendenza e coraggio dell’offerta che però, se tentenna, è a causa sicuramente della crisi economica (che è anche crisi dei consumi) ma anche, e soprattutto, per l’inadeguatezza della rete elettrica attuale (aspettando la smart grid a fine decennio!) e di una mancanza della rete di rifornimento nonché degli standard comuni (per capirci, per mettere benzina in un serbatoio basta un buco, più complesso con il rifornimento elettrico). Messa tra parentesi la resistenza delle lobby petrolifere, quello che manca veramente è un forte volano pubblico in questa direzione.
Non per niente, se la situazione rimane complicata per le automobili, molto più semplice risulta l’uso e la diffusione di mezzi di trasporto elettrici come le biciclette e i motocicli. Infatti, almeno in questi ambiti sono comparsi qua e là gli incentivi alla mobilità elettrica.
Dal 22 settembre è partita anche a Bologna la campagna di incentivi per la riconversione innanzitutto dei motocicli: bici a pedalata assistita e scooter elettrici si possono quindi acquistare con forti incentivi che vanno dai 300 ai 600 euro.

Retrofit elettrico per le vetture esistenti, mantenendo una fruibilità accettabile anche su lunghe distanze
Ma anche per i veicoli potrebbe essere lanciata questa sfida tecnica: riconversione volontaria incentivata con norme di favore per l'accesso in città (che già ci sono...) per chi trasforma in veicolo ibrido seriale a trazione elettrica e ricaricabile da rete un veicolo a trazione termica, riducendo ad un terzo il serbatoio originario. Per fare questo occorre l'introduzione nell'ordinamento tecnico italiano (in altri paesi europei questa possibilità esiste già) di operare oculate modifiche ad un veicolo senza il consenso del produttore, utilizzando kit omologati.
La riduzione ad un terzo della capacità originaria del serbatoio, consente nello spazio lasciato libero di installare un modulo specifico per quel modello di vettura contenente la batteria agli ioni di litio (meglio se litio polimeri, della capacità di alcuni kWh: circa 10); va sostituito all'interno della scatola del cambio il gruppo frizione con un motore elettrico piatto (da 40 a 60 kW), raffreddato a liquido. All'interno del vano motore verrebbe alloggiato l'inverter e l'elettronica di controllo, incluso il carica batteria (raffreddati a liquido) e un supercapacitore (a materiali nanostrutturati, quanto prima) per recuperare più efficacemente energia durante le decelerazioni e ridurre il carico di lavoro per la batteria di trazione. L'inverter potrebbe in opzione essere strutturato per assolvere le funzioni di caricabatteria aggiungendo più linee di potenza bidirezionali e relative protezioni, oltre che gli altri flussi di energia durante i vari stati di funzionamento del veicolo. All'interno della scatola del cambio verrebbe alloggiato un rinvio meccanico inseribile, gestito dall'elettronica del veicolo, per collegare il motore termico direttamente alle ruote nelle andature autostradali per aiutare il motore elettrico. Il sistema di gestione provvederebbe a ricaricare la batteria di trazione mediante inversione dei flussi di energia durante i rilasci o i tratti in discesa. L'autonomia combinata elettrica e termica di un veicolo del genere potrebbe essere attorno ai 300 km, ricaricabili su strada in qualsiasi distributore di carburante.

L'Italia si scrolla dalle spalle chi si isola e si organizza per la miglior mobilità elettrica


Anfia: convegno a Milano sull'auto elettrica
Infrastrutture, incentivi, normative e standard. Questi gli argomenti dell'incontro organizzato dall'Associazione della filiera italiana dell'auto


Si è tenuto a fine novembre nel capoluogo lombardo il convegno Veicoli elettrici: normativa e progetti industriali", organizzato dall'Anfia (Associazione nazionale filiera dell'industria automobilistica) in collaborazione con Confindustria Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche), CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) e CEI-CIVES (Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali a Batteria, Ibridi e a Celle a combustibile) e con la partecipazione di Antonio Tajani, vice-presidente della Commissione Europea.

AVANTI ANCHE SENZA CHI SI ISOLA - Si è trattato del secondo appuntamento sull'argomento dopo quello organizzato due anni fa, durante il quale venne indentificata l'esigenza di indirizzare le aziende della filiera verso l'adozione di standard tecnico-normativi precisi e di sistemi infrastrutturali condivisi. Benché il costruttore nazionale (che tra l'altro è recentemente uscito sia dal sistema confindustriale sia dall'Anfia) non dimostri al momento grande interesse per la mobilità elettrica "pura" (cioè, esclusivamente a batteria) e ciò costituisca certamente un freno per lo sviluppo della diffusione di questo tipo di veicoli in Italia, è indubbio che il nostro Paese non può evitare di adeguarsi ai dettami dell'Unione Europea, che entro il 2050 intende abbattere del 60% le emissioni di CO2 provenienti dai combustibili fossili e vietare la circolazione nei centri urbani ai veicoli non ecologici. In altre parole, il nostro Paese non potrà fare a meno di seguire la strada già intrapresa da altri, che oltre alla riduzione vera e proprio delle emissioni da ottenersi con il miglioramento dei motori a combustione interna, ritengono che al raggiungimento del risultato comunitario ripartito per i vari Paesi membri potrebbe contribuire in modo significativo proprio la diffusione dell'auto elettrica. In un certo senso, è sembrato che proprio l'annunciata defezione di un membro importante abbia consentito ad Anfia di affrontare il convegno con energie più fresche e meno vincolate,e quindi con più libertà di manovra nell'affrontare argomenti legati a un settore, quello della mobilità elettrica, sul quale finora ci si è dimostrati tiepidi.

VANTAGGI ANCHE PER L'ITALIA "PETROL-DIPENDENTE" - Secondo uno studio della Direzione Clima della Commissione Europea, la diffusione dei veicoli a batteria permetterebbe, al 2030, abbattimenti della CO2 dal 20 al 30% rispetto a quelle attuali e un suo aumento limitato al 5% se la domanda di mobilità, prevista in aumento, venisse soddisfatta con auto elettriche secondo i tassi di sviluppo previsti, senza poi considerare i vantaggi dal punto di vista dell'inquinamento acustico e della riduzione della dipendenza dalle forniture petrolifere. A questo proposito, è significativo considerare che i numeri citati sono ritenuti validi anche per un Paese come l'Italia che dal punto di vista della produzione di energia elettrica è fortemente dipendente dai combustibili fossili ed è al terzo posto in Europa, dopo Germania e Francia, per il loro consumo legato ai trasporti.

LA STANDARDIZZAZIONE È UN FATTORE CRUCIALE - In questo scenario, è logico che il convegno milanese si sia focalizzato sugli aspetti normativi presenti e futuri inerenti l'auto elettrica, compresi quelli relativi alla standardizzazione in chiave europea di prese, spine e componentistica. Tutti aspetti che, al di là del quadro normativo, costituiscono presupposti utili a dare un vero impulso al mercato di questi veicoli. Da qui, ne è derivata la focalizzazione sugli aspetti tecnologici, che non sono ovviamente legati al solo veicolo, ma alle infrastrutture che ne consentono l'utilizzo e quindi la diffusione. Durante il convegno, i rappresentanti di CEI e CEI-Cives hanno sottolineato che standard, tecnologie e normative devono anche coinvolgere l'aspetto della regolamentazione edilizi che consenta di portare a compimento un pregetto di "diritto alla presa" elettrica che costituisce una condizione imprescindibile all'affermazione dei veicoli a batteria.

L'IMPORTANZA DEGLI INCENTIVI... Tuttavia, è stato sottolineato che la disponibilità di infrastrutture adeguate non potrà essere considerato dagli utenti un fattore sufficiente a convicerli a passare dall'auto tradizionale a quella elettrica. Almeno nella fase inziale, ci vorranno altri strumenti governativi (incentivi economici) e locali (incoraggiamento all'uso) che l'automobilista dovrà percepire come motivi validi per passare all'elettrico.

...CHE PERÒ NON BASTERANNO - Le linee guida che l'Anfia ritiene necessarie per portare anche l'Italia sulla "strada elettrica" sono state individuate in un miglioramento/aumento della produzione di energia che privilegi le fonti rinnovabili, nello sviluppo delle infrastrutture di distribuzione, nella riduzione dei costi delle batterie e nell'aumento della loro capacità. Infine, è stata sottolineata la necessità di mantenere le accise gravanti sull'energia elettrica destinata all'autotrazione a un livello pari a quello esistente al momento sull'elettricità domestica per un periodo di almeno 10 anni, un tempo ritenuto sufficiente a permettere al mercato dell'auto a batteria di stabilizzarsi. Infine, non è mancato un accenno alla necessità di sviluppare le reti di assistenza specializzate in veicoli elettrici, che tuttora in Italia sono carenti, e di favorire tutto quanto occorre al riutilizzo e al riciclo delle batterie, incoraggiando la nascita di business specifici.

GLI STANDARD? PRIMA BISOGNA AVERLI - Il convegno di Milano si è chiuso con l'intervento del commissario Antonio Tajani il quale, dopo aver assicurato che la Commissione Europea sta lavorando in tutte le direzioni atte a favorire la diffusione della mobilità elettrica, interpellato sull'argomento specifico della comunicazione riguardante gli standard costruttivi e normativi (prese e spine), ha dichiarato che «prima di comunicarli è necessario averlii», facendo capire che sul loro raggiungimento a livello comunitario ci sono ancora alcune difficoltà da superare, a quanto pare dovute, più che alla parte "colonnina", a quella veicolare.

Cosa esiste oggi?
Lo stato dell’arte di quella che promette di essere una vera rivoluzione per la mobilità nei centri urbani, le prospettive concrete e gli ostacoli ancora sul cammino

La tecnologia, i tempi e la cultura degli automobilisti italiani mostrano la propria maturità per consentire alla mobilità a zero emissioni di affermarsi su larga scala.
L’auto elettrica è pronta per accendere il suo silenzioso motore e portare un’aria nuova e pulita nelle città. I primi modelli completamente elettrici cominciano a percorrere le nostre strade, le amministrazioni locali, seppur a “macchia di leopardo”, ne incoraggiano la circolazione (esentandole dal pagamento del bollo, aprendo le ztl e rendendo gratuiti i parcheggi blu) e in Parlamento si discutono le misure per incentivarne l’acquisto e l’utilizzo.
Ma qual è lo stato dell’arte di quella che promette di essere una vera rivoluzione per la mobilità nei centri urbani? Quali le prospettive concrete e gli ostacoli ancora sul cammino?
A queste domande ha voluto dare una risposta l’incontro “La mobilità elettrica è pronta al via” organizzato ieri a Milano, presso il Palazzo delle Stelline, da Panorama Economy in collaborazione con Renault.
Ne hanno discusso Pierfrancesco Maran, assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano e Verde del Comune di Milano, Jacques Bousquet, presidente di Renault Italia, Giuseppe Minoia, membro del Board e presidente onorario di GFK Eurisko e Marco Martina, Partner Deloitte.


Lo scenario della mobilità in Italia: qualità dell’aria e salute a rischio nelle grandi città
In Italia sono oltre 48 milioni i veicoli che circolano sulle strade, 15 milioni in più rispetto a 20 anni fa. Di questi, il 75%, circa 36 milioni, è rappresentato da autovetture private: un dato che fa dell’Italia uno dei Paesi con il più alto tasso di motorizzazione al mondo e che si traduce in un forte impatto sull’ambiente e sulla qualità dell’aria. Il settore dei trasporti è responsabile in Italia di circa 1/4 del totale delle emissioni in atmosfera di sostanze climalteranti.
Nello specifico, i trasporti sono responsabili a livello nazionale del 43% del monossido di carbonio, del 51,7% degli ossidi di azoto, del 23,5% del PM10 e del 54,7% del benzene emessi in atmosfera. La percentuale sale ancora se consideriamo soltanto le aree urbane dove si concentra il maggior numero di veicoli circolanti.
Basti pensare che auto, moto e veicoli commerciali sono responsabili del 50% delle polveri sottili di Roma o dell’84% degli ossidi di azoto di Napoli. (Fonte: Elaborazione Legambiente 2010 su dati Ispra).
Una situazione che si traduce in costi elevati e sanzioni UE per il nostro Paese. La multa per i continui sforamenti nelle emissioni di PM10 dovrebbe aggirarsi intorno ai 700 milioni all’anno, superiore, secondo Legambiente, agli investimenti necessari per rendere operativo un piano nazionale di riduzione dell’inquinamento urbano, il cui costo sarebbe di 600 milioni l’anno.


A farne le spese è anche e soprattutto la salute.
Secondo dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 7 mila le morti premature provocate ogni anno dallo smog nelle sole Regioni del Nord Italia.
L’auto elettrica può essere la soluzione? In questo scenario l’auto elettrica può dare un grande contributo in termini di sostenibilità della mobilità urbana. Attualmente il 13,3% delle autovetture circolanti in Italia sono Euro 0, quindi prive di qualsiasi dispositivo anti-inquinante, mentre soltanto l’1% dispone di motorizzazioni Euro 5. In questo contesto anche la sola sostituzione con veicoli elettrici del 10% del parco circolante complessivo porterebbe un significativo miglioramento della qualità dell’aria con una riduzione annua di circa 3.600 tonnellate di PM10, 55.000 tonnellate di ossidi di azoto (NOx) e 470 tonnellate di benzene.
Un obiettivo che, grazie alle prestazioni del tutto simili a quelle dei veicoli tradizionali e a un’autonomia che ormai raggiunge i 160 km con una ricarica, sembra del tutto alla portata delle nuove auto elettriche in commercio o in via di commercializzazione: secondo dati CIVES, infatti, il 60% dei guidatori europei precorre meno di 30 km al giorno e più del 90% non supera i 100 km.

L’impegno di Renault nella diffusione di massa della mobilità elettrica: una gamma completa per tutte le esigenze e un business model innovativo
Prima fra le tutte le grandi aziende produttrici, Renault ha creduto con forza nella diffusione dell’auto elettrica su larga scala, investendo oltre 4 miliardi di euro dal 2008 e coinvolgendo nel progetto Zero Emission 2.000 persone in tutto il mondo. L’obiettivo è stato fin da subito rendere l’auto elettrica un’opzione disponibile e allettante per il più vasto target possibile: un concetto di auto elettrica “democratica”, destinata a una larga diffusione sul mercato e non un prodotto di nicchia o di apparenza.
Per questo Renault ha realizzato non una singola auto, ma un’intera gamma di veicoli elettrici, in grado di coprire tutte le esigenze di utilizzo privato e professionale in ambito urbano: dall’urban crosser Twizy alla berlina compatta Zoe, dalla berlina grande Fluence Z.E. alla furgonetta Kangoo Z.E. Vero fulcro dell’offerta commerciale Z.E. Renault è il business model basato sulla separazione della proprietà del veicolo dalla batteria (che invece verrà noleggiata) che consente di abbattere i costi dei veicoli rendendoli del tutto equiparabili ai loro omologhi con motore termico. Si tratta di un concetto innovativo che si pone l’obiettivo di superare uno degli ostacoli maggiori alla diffusione, finora, su larga scala dei veicoli elettrici, ossia l’elevato prezzo di acquisto (dovuto in buona parte al costo della batteria).
La mobilità elettrica Renault è pronta a diventare realtà anche grazie alla predisposizione di un’organizzazione di vendita ed assistenza presso l’intera rete di concessionarie Renault, e l’innovativa logica del “One Stop Shopping” , cioè la possibilità di risolvere presso la Rete Renault tutte le esigenze per accedere agevolmente alle infrastrutture di ricarica domestica e ad ogni servizio utile al cliente.
Sinergie per la creazione di un sistema a sostegno della mobilità elettrica - Renault basa il proprio obiettivo di sviluppo di massa della mobilità elettrica a zero emissioni sulla collaborazione con Governi, amministrazioni locali e società energetiche, che hanno tutti un ruolo determinante nel creare le condizioni strutturali, economiche ed operative di sviluppo della mobilità elettrica.
A tutt’oggi, l’Alleanza Renault-Nissan ha sottoscritto oltre 120 accordi, destinati a preparare i mercati e le infrastrutture per una commercializzazione di massa dei veicoli elettrici. Anche in Italia, Renault è impegnata nella collaborazione con le principali amministrazioni comunali e compagnie elettriche, nella prospettiva di realizzare progetti congiunti per la mobilità a zero emissioni, promuovere i veicoli elettrici e sviluppare le idonee infrastrutture.
In tale ambito, rientrano gli accordi sottoscritti da Renault con quattro fra i principali operatori energetici in Italia, Enel, Eni, Hera e A2A, ed il progetto pilota E-Moving in corso nelle città di Milano e Brescia.
Un impegno la cui bontà trova conferma anche dagli ultimi sondaggi di Deloitte e Gfk Eurisko sull’auto elettrica che evidenziano come il mercato sia pronto per l’affermazione della mobilità a zero emissioni (7 italiani su 10, secondo le due stime indipendenti, si dicono pronti a considerare l’acquisto di un’auto elettrica) a condizione che vengano predisposte in maniera capillare le infrastrutture di ricarica necessarie.

Una proposta di legge per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni
La consapevolezza della necessità di creare basi solide per lo sviluppo della mobilità sostenibile è sempre più avvertita dalle istituzioni centrali e locali.
Sulla scia di provvedimenti già elaborati in Paesi come Francia, Germania, Spagna, Usa, Giappone e Paesi Bassi che hanno già cominciato ad investire sullo sviluppo dell’auto elettrica, anche in Italia, una proposta di legge bi-partisan è in attesa di essere discussa in Parlamento. Fra gli interventi che verranno esaminati, misure per favorire la mobilità a zero emissioni attraverso la creazione di un’infrastruttura di ricarica sul territorio nazionale, incentivazioni all’acquisto di veicoli elettrici, agevolazioni fiscali.